Come affrontare la paura di rimanere soli
Sentirsi soli e tristi ci spaventa ma la solitudine è un sentimento naturale, non è una malattia e se vissuto e gestito bene può avere dei vantaggi.
Del resto è il momento che viviamo che ci porta ad associare il sentirsi soli a “sono triste” e a farlo diventare un problema che mette ansia per la paura di rimanere soli e non riuscire a fare a meno degli altri.
In effetti soffrire di solitudine in un mondo pieno di continui contatti social che ci fanno avere la possibilità di essere collegati con tutti, sembra paradossale, ma dentro noi cova la paura di essere esclusi, di sentirsi soli e tristi.
La solitudine è parte della condizione umana e permette di elaborare la nostra interiorità e dobbiamo imparare che non sempre è isolamento sociale, ma può essere un momento particolare che ci prendiamo con noi stessi.
Naturalmente, se invece di vivere una solitudine sana con aspetti emotivi e cognitivi che portano esperienze, ci rifugiamo in pensieri negativi e destabilizzanti dove l’isolamento diventa minaccioso e doloroso, potremmo cadere in una solitudine e depressione che porta ansia e insicurezza.
Per approfondire questo argomento, leggi il mio articolo su “Cos’è l’ansia e come combatterla“
Iniziamo questo articolo con un mio brevissimo video dove vi parlo della paura della solitudine:
Monofobia, cos’è la paura della solitudine
La monofobia, che è la paura della solitudine, è uno stato che condiziona la vita perché potrebbe diventare la causa primaria di attacchi di panico e agorafobia aumentando insicurezze, ossessioni e depressioni.
Ci sono persone predisposte a comportamenti disfunzionali che sentono il bisogno assoluto di circondarsi di altri individui perché così insicure da non voler mai restare sole diventando così dipendenti dagli altri.
Per approfondire questo argomento, leggi il mio articolo su “Cosa sono e come affrontare gli Attacchi di Panico”
Potrebbero aver avuto durante l’infanzia delle deprivazioni emotive o abbandoni o abusi che portano il bambino a considerarsi non amato, non voluto e, di conseguenza, abbandonato con la paura di rimanere solo.
È importante imparare che il tempo che trascorriamo con noi stessi è un apprendimento alla serenità e non alla tristezza e alla solitudine e non significa essere rifiutati dagli altri ma una nostra libera scelta verso indipendenza e autostima.
Sentirsi soli e tristi
“mi sento solo” e “mi sento triste” sono parole che ricorrono quando il nostro stato d’animo è depresso e ci sentiamo inutili e c’è la paura di rimanere soli.
Purtroppo soffrire di monofobia può portare alla paura di momenti in cui il panico prende il sopravvento e abbiamo pensieri negativi e la fiducia in noi stessi viene meno aumentando la fobia di rimanere soli.
Sappiamo che la solitudine, essendo un tipico requisito umano, non è un male e può essere sana ma in casi gravi può provocare situazioni negative sul nostro organismo abbassando le difese immunitarie e provocando rischi cardiovascolari.
Abbiamo una ricerca, dell’Istituto europeo di statistica, che afferma che essere tristi in Italia è un problema sempre più presente, più degli altri paesi europei, sia perché non sappiamo a chi chiedere aiuto sia perché non abbiamo amici o familiari con cui sfogarci.
In effetti siamo animali da branco e fin dall’antichità abbiamo avuto bisogno del gruppo che ci aiutasse e proteggesse per crescere i figli, procurarci cibo, difenderci e costruire ripari.
Quindi siamo una specie sociale che ha paura della solitudine come conseguenza negativa perché predisposti evoluzionisticamente al gruppo e attenti a non essere esclusi dal branco che può metterci in pericolo di vita.
Come combattere la solitudine
Le persone che soffrono di monofobia hanno come difesa, per la paura della solitudine, l’ansia che fa parte di questa fobia per cui diventa fondamentale, per poter risolvere il problema, affrontarlo e ammetterlo.
Difatti c’è la necessità di desensibilizzare la persona con una terapia cognitivo comportamentale o strategica per poter affrontare gradualmente la paura della solitudine e capire che non c’è il pericolo immaginato.
Altro aiuto che può giovare molto sono le tecniche di rilassamento come il Training Autogeno o la Distensione Immaginativa che attraverso la respirazione e la distensione muscolare riducono lo stress e aiutano nel controllo della fobia.
Per approfondire questo argomento, leggi il mio articolo su “Cos’è il Training Autogeno e come funziona”
Dobbiamo far capire al paziente che la paura e l’ansia fanno parte della nostra vita e sono necessarie perché ci avvertono dei pericoli e riuscire a gestirle è importante.
Ecco, quindi, che l’autostima diventa un obiettivo fondamentale per poter stare bene con sé stessi e, di conseguenza, con gli altri perché la paura di fallire, di fare brutte figure e di essere giudicati negativamente ci allontanano dagli altri e frenano ogni iniziativa.
Per approfondire questo argomento, leggi il mio articolo su “Come aumentare l’autostima”
Perché ho paura della solitudine
Come essere umani siamo “programmati” per avere contatti con altre persone perché sono proprio questo tipo di legami che ci nutrono, ci fanno stare meglio e ci danno la possibilità di aumentare e scoprire le nostre potenzialità e così di accrescere l’autostima e raggiungere un benessere personale.
Indubbiamente la solitudine può esserci perché non c’è un partner o perché non abbiamo amici e relazioni che possano riempire il senso di vuoto e siamo convinti che non realizzeremo niente senza gli altri.
Diventa una paura di se stessi che ci blocca, mentre affrontandola con più serenità potrebbe farci ritrovare sensazioni interiori perse nel fragore degli stimoli di ogni giorno dove la nostra interiorità viene coperta e si perde.
La paura di rimanere single
La paura di sentirsi soli può anche diventare paura di “restare soli” perché per alcuni avere un partner è fondamentale e fanno di tutto per non perderlo anche se sono insoddisfatti.In realtà ci sono due modi di sentirsi soli, da un lato la paura di rimanere single e dall’altro sentire la solitudine in coppia specialmente quando la relazione comincia ad avere problemi.
Quando comincia a non esserci più la complicità con il partner, si scatena la sensazione di sentirsi soli anche se si è in coppia con la consapevolezza e l’insoddisfazione che porta a perdere la connessione emotiva di prima.Infatti è un’insoddisfazione della propria vita familiare e una solitudine nel matrimonio che porta ad attacchi d’ansia o di panico fino ad arrivare a stati depressivi.
Pertanto la nostra forza dovrà essere quella di trovare il coraggio di spezzare un legame non ci va più bene perché sta minando la nostra autostima facendoci sentire colpevoli del momento che stiamo passando.
C’è un senso di solitudine e la paura della solitudine che potrebbe sviluppare una dipendenza emotiva dal partner e temere il suo abbandono perché non riusciamo a risolvere i problemi.
Se ci ritroviamo in situazioni così difficili è importante tentare di farsi aiutare da una terapia di coppia che serve a chiarire il rapporto e a prendere delle decisioni per continuarlo o finirlo.
Per approfondire questo argomento, leggi il mio articolo su “Qualità di vita“
Paura della solitudine in vecchiaia
Restare soli in vecchiaia diventa sempre più il male oscuro dei nostri giorni perché l’anziano è sempre più numeroso e secondo l’ISTAT il 40% è solo e non ha nessuno a cui chiedere aiuto se dovesse avere bisogno, e il Covid ha aggravato ancora più i sentimenti di paura che le persone anziane hanno, sulla loro qualità di vita e sulle patologie che aumentano. https://www.serenellasalomoni.it/qualita-della-vita/
Indubbiamente la solitudine incide molto sul peggioramento, nella terza età, della salute e porta ad una fragilità che è dovuta alla mancanza di una rete di sostegno, perché c’è la mancanza di quell’accudimento psicofisico di cui l’anziano ha tanto bisogno, e il sentirsi solo lo impaurisce e gli impedisce di attuare quei meccanismi che lo potrebbero portare ad una maggiore serenità, procurandogli una condizione di stress che gli causa un aumento del rischio di patologie.
Dobbiamo aiutare i nostri vecchi ad essere più sicuri e felici dando loro tanto affetto e facendo sentire la nostra presenza, sia di familiari che di persone che possono, attraverso il volontariato e le associazioni, dedicargli un po’ di tempo, dialogando con loro, mostrando interesse ai loro racconti, facendoli passeggiare all’aperto e stimolando così la loro voglia di vivere.
La paura di restare soli
La paura di “restare soli” per molte persone ha il significato di rimanere single e diventa sinonimo di insicurezza verso sé stessi e verso la società.
Abbiamo paura di venire esclusi perché siamo senza un partner e pensiamo di non avere la capacità di stare senza gli altri e che, sentirsi soli, significhi non essere amati.
Ed ecco che il partner diventa come una stampella che dà senso alla vita e non si riesce a chiudere una relazione tossica o che non interessa più come se fosse inconcepibile essere felici anche soli.
Infatti se la ricerca del partner è fatta senza aver prima sistemato il malessere dentro noi, capitiamo con persone nelle quali vediamo qualità che apparentemente ci vanno bene ma che con il passare del tempo svaniscono per rivelare la vera personalità che non ci piace più.
Non possiamo trovare gli obiettivi e i significati della vita attraverso la solitudine che sentiamo in noi e, per la paura di rimanere single, cerchiamo un compagno/a che dia senso ai nostri vuoti.
Per questo siamo anche disposti a essere infelici perché non riusciamo a chiudere una relazione sia per la paura dei giudizi sociali come quelli dei parenti, amici o colleghi, sia perché in effetti non ci fidiamo di noi stessi pensando a come affrontare la solitudine.
Così arrivano le domande che ci mettono in ansia e in panico tipo: ”Se sono solo/a vuol dire che nessuno mi vuole? Sono destinato/a all’isolamento e alla depressione? Come faccio a prendere delle decisioni da solo/a? Sentirsi soli significa sentirsi inutili e non valere niente come persona?
Quando queste paure diventano invalidanti prendiamone coscienza e cerchiamo di cambiare magari con l’aiuto di una psicoterapia per fortificarci e capire che si può combattere la solitudine ma, anche, accettarla come sentimento naturale di esperienza e di cambiamento.
Per approfondire questo argomento, leggi il mio articolo su “Cos’è la Psicoterapia: Psicoanalisi e altre terapie”
Come affrontare la paura di rimanere soli
Ci dobbiamo rendere conto che per affrontare la paura della solitudine è fondamentale capire cosa sta avvenendo dentro noi, farci delle domande e stare attenti a tutti quei mezzi difensivi che mettiamo in atto come la negazione.
La paura della solitudine è un problema che bisogna accettare come parte di noi senza colpevolizzarci ma cercando di analizzare le cause dovute a separazioni, distanze o perdite con la convinzione di non essere capaci di realizzare qualcosa se mi sento solo.
Sappiamo che i legami che creiamo con le persone sono importanti fin dalla nascita per farci crescere sicuri e per raggiungere un benessere personale, una vita ricca e significativa.
Il rimedio alla solitudine e alle paure di rimanere soli è creare dei legami che cominciamo a costruire in famiglia e un clima familiare negativo e complesso non aiuta, di certo, a imparare ad essere accettati ma favorisce l’attitudine alla solitudine.
Anche la maturità porta a capire quanto sono importanti i legami d’amicizia e varie ricerche affermano che quando possiamo contare sulle amicizie, oltre la famiglia, abbiamo una salute migliore con difese immunitarie più forti.
Quindi sforzatevi di cercare amici esplorando tutti i campi delle relazioni, dai social dove possiamo recuperare vecchie conoscenze, alle associazioni sportive o di divertimento o volontariato, sforzandoci di provare e riprovare fino a trovare persone con le quali possiamo stare bene.
Per approfondire questo argomento, leggi il mio articolo su “Le relazioni sociali”
Epicuro ha detto: “Di tutte le cose che la saggezza procura per ottenere un’esistenza felice, la più grande è l’amicizia”.
Solitudine, emozioni, malinconia
La cosa più difficile è osservare e aspettare perché l’ansia ci porta a volere “tutto e subito” mentre è importante trovare la “nostra” strada che è diversa in ognuno di noi, dove l’immaginazione e la fantasia potrebbero aiutare a capire dove vorrei andare e cosa mi piacerebbe fare o diventare.
Dobbiamo riuscire a cogliere i nostri stati interiori e creare con loro un rapporto positivo che permetterà di capire e sentire che non siamo soli ma pieni di sensazioni che vanno dalla rabbia, all’entusiasmo, alla gioia, alla tristezza o alla paura.
Dove e come cercare le risposte?
Dobbiamo imparare a usare il vuoto come uno spazio creato apposta per decifrare nel silenzio le domande importanti per noi e che solo il silenzio riuscirà a decifrare, per capire i desideri, gli obiettivi e le strategie, rendendoci consapevoli delle nostre parti buie e nascoste.
Anche la solitudine è un sentimento naturale, un’emozione che arriva e che se viene vissuto bene può portare a inaspettate soluzioni positive e non significa:” sono sconfitto, sono depresso” non è un dramma esistenziale ma, come tutti i sentimenti, non è stabile ma sempre in divenire e se riusciamo ad ascoltarla, senza spaventarci può essere vissuta.
Pensiamo alla solitudine non come qualcosa che ci fa sentire i vuoti ma che ci può far provare uno stato contemplativo senza pensieri, come succede nel Training Autogeno o nella Distensione Immaginativa dove il vuoto e il silenzio possono portare a capire contro cosa sto lottando, percependo il mio corpo e le sensazioni che ne derivano senza controllo o giudizio attraverso un profondo stato di tranquillità e abbandono.
Bibliografia
A. Lo Iacono, Psicologia della solitudine, 2003 Editori Riuniti
E.Borgna, La solitudine dell’anima, 2013 Feltrinelli
D. Fagni, La paura di vivere, 2006 Edizioni ETS
G. Nardone, Oltre i limiti della paura,2000 Rizzoli
G.G. Marquez, Cent’anni di solitudine, 1986 Mondadori
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