Parliamo sempre di più di cat-calling, il fenomeno delle molestie di strada e ne parliamo specialmente sul web, dove i vari pareri si incrociano per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla violenza di genere e sulla discriminazione.
La figlia di Michelle Hunziker e Eros Ramazzotti, Aurora Ramazzotti, ne ha parlato sul suo profilo IG dove esamina spesso temi particolari, interessanti e qualche volta disagevoli sui disagi mentali, sulla psicoterapia o su questioni legate a tabù sessuali.
Nella speranza di sensibilizzare l’opinione pubblica, Aurora ha denunciato un episodio di cat calling indignandosi pubblicamente; ma quante volte le donne sono rimaste in silenzio di fronte ai commenti offensivi, a espressioni e battute maschiliste o ai fischi per strada?
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Il fenomeno suggerisce una diffusa assenza di rispetto nei confronti della donna, che viene trattata come un oggetto esposto in vetrina, dove tutti possono permettersi di dire e dare giudizi di qualsiasi tipo, senza pensare al disagio della persona.
Quindi se una donna tranquillamente e, avendone tutti i diritti, nel 2021 passeggia vestita come vuole per la strada o fa jogging, è seduta al bar o al ristorante da sola, può essere costretta ancora a sentire commenti indesiderati?
Aurora Ramazzotti in maniera chiara ed esplicita nelle sue Instagram Stories ha detto: ”Se sei una persona che lo fa e stai vedendo questa storia, sappi che fai schifo”.
Naturalmente, tutto ciò ha scatenato e diffuso svariati commenti da parte di influencers e personalità famose che invece di suscitare e sensibilizzare le persone, si sono trasformati in motivo di insulti verso Aurora Ramazzotti e in alcuni casi anche verso le donne in generale.
Per approfondire questo argomento, leggi il mio articolo su “Violenza psicologica sulle donne”
Significato di Cat Calling
Ma cosa significa questa parola? Quali evoluzioni ha subito nel tempo?
Il significato di cat calling deriva dall’inglese e dall’unione di due parole che letteralmente sono “cat” + “calling”, cioè chiamare il gatto e allude ai commenti e ai fischi che gli uomini rivolgono per strada alle donne che tranquillamente camminano.
Il termine è intraducibile alla lettera e l’Accademia della crusca, che ne ricerca l’origine, ne afferma il significato partendo dal 1956 (quando è apparso per la prima volta su un giornale americano), mentre nel settecento indicava un suono lamentoso, una specie di fischio.
La storia del termine cat calling inizia nel secolo XVII quando nei teatri inglesi era rivolto come fischio di disapprovazione verso la performance degli artisti sul palco e da lì, l’evoluzione fino ai nostri giorni con connotazioni come “pappagallismo” o “marlonismo” (da Marlon Brando, macho per eccellenza anche se sembra fosse di orientamento omossessuale).
Ultimamente, anche da noi è diventato usuale, e indica le molestie di strada. Retaggio di un passato dove venivano definiti come “pappagalli di strada” quegli uomini ignoti che indirizzavano verso le donne commenti indesiderati, avances sessuali nei parchi, nei centri commerciali o su mezzi pubblici.
Indubbiamente non sono sicuramente complimenti né apprezzamenti perché non hanno niente di piacevole o gradito: si tratta di una vera e propria “molestia sessuale”, di solito solo verbale, messa in atto con l’ausilio di clacson delle auto, fischi, commenti volgari, domande indiscrete fino ad arrivare a veri e propri insulti.
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Cat Calling e violenza di genere
Il Cat calling è una violenza. Hollaback, movimento internazionale fondato nel 2010 per opporsi alla violenza di genere, afferma che l’84% delle donne ha subito almeno una volta nella vita.
In oltre, non è certamente tranquillizzante sapere che il 79% (4 donne su 5), prima dei 17 anni ha subito molestie per strada, il 57% prima dei 15 anni e il 9% ancora prima dei 10 anni!
Come è possibile che nel 2021 sia ancora possibile il fenomeno del cat calling?
Diciamocelo chiaramente: non è corteggiamento, non è un complimento, non fa piacere a nessuno ed è abuso verbale che vuole prevaricare, violare, che pone la vittima in condizioni di essere oggetto di attenzioni non volute e non richieste, mettendola in condizioni di grande disagio, paura e senso di colpa, per essere una donna che provoca tale reazione.
Come ho detto è violenza verbale e psicologica a tutti gli effetti, produce grande paura perché questi insulti si riferiscono spesso anche a etnia, religione, classe sociale e disabilità che può sfociare in comportamenti più pericolosi come stalking, aggressioni o stupri, ed è un sessismo dove le vittime subiscono umiliazione e si sentono arrabbiate, sporche e sbagliate.
Natalia Aspesi e il Cat Calling
Il vate del giornalismo italiano di costume, Natalia Aspesi (92 anni) ci ricorda che oggi noi donne:” Siamo riuscite a cambiare, in meglio, e forse l’unica cosa che abbiamo perduto nei meandri spinosi del festoso femminismo diventato parità di genere un po’ musone è la voglia di ridere, l’ironia e l’autoironia” (prefazione al libro di racconti che Dorothy Parker scrisse per il New Yorker).
Su Repubblica scrive di finirla di occuparsi di cat calling trattando “l’insulto delle molestie come se fossero il femminicidio che non è” e di “prendersi una tregua nella giusta battaglia contro i maschi sopraffattori. Riflettere sul fatto che il lavoro segue la parità di genere, uccidendo sia uomini che donne” esortandoci ad essere più pratiche e meno ombelicali: più Emma Bonino, e meno Aurora Ramazzotti.
Sapendo da quale altezza e pulpito proviene questo consiglio, credo valga la pena ascoltarlo e elaborarlo, perché non è certo il neo femminismo dei social, declamante il maschio tossico e il patriarcato ostinato come un complotto, che risolverà il problema.
Purtroppo gli stereotipi sono duri a morire: ad esempio quelli che dipingono le donne come poco razionali, negate alla guida, non competenti nel lavoro come gli uomini, tese nel periodo mestruale o molto fortunate se un uomo decide di aiutarle nelle faccende di casa.
Per approfondire questo argomento, leggi il mio articolo su “Maltrattamenti in famiglia: La violenza domestica, una piaga da curare”
Non tutte le donne hanno la forza e la cultura di Natalia Aspesi, e non è per passare il tempo o essere in perenne lotta che si discute sul cat calling.
Il Cat Calling è Reato?
In alcuni paesi il cat calling (o street harassment) è severamente punito come in Francia dove, nel 2018, è diventato un illecito amministrativo e viene punito con una multa fino a 750 euro e, se recidivo, ammonta a più di 3 mila euro e può portare il molestatore a un programma di riabilitazione civica obbligatorio.
La stessa situazione si verifica nelle Filippine dove nel 2019 è diventato legge il Safe Spaces Act che punisce il cat calling come se fosse un reato di stalking con multe e pene fino alla reclusione e lo stesso vale in altri stati come gli USA che vantano una specifica regolamentazione contro le molestie da strada; anche Belgio e Portogallo provvedono.
Non sempre è sufficiente il provvedimento però: la ministra francese Marlène Schiappa sponsorizzò la legge, ma non raggiunse gli effetti desiderati perché essa prevede la flagranza di reato (per quanto siano poco intelligenti i molestatori, chi agirebbe di fronte alla polizia?). Furono necessari ulteriori accorgimenti: ella individuò le “zone rosse”, cioè i quartieri più pericolosi per violenze anche verbali e potenziò i controlli.
La situazione in Italia? Purtroppo è diversa: il cat calling non è reato.
Il Cat Calling in Italia
E’ in corso un dibattito molto acceso per il fatto che il cat calling in Italia non sia considerato reato, mentre per alcuni è riconducibile all’articolo 660 del Codice Penale, che parla di reato di molestia e disturbo delle persone e che punisce i colpevoli con l’arresto fino a 6 mesi (o con una multa fino a 516,00 euro).
Secondo questa normativa, le molestie possono avvenire in tutti i posti pubblici e aperti come la strada, ma c’è anche chi sostiene che questi “giudizi” non richiesti non siano molestie ma dei complimenti.
La realtà dimostra che la nostra cultura è ancora ferma al sessismo, arretrata, patriarcale e legata al possesso di una “donna oggetto”.
Chi compie queste azioni viene spesso considerato niente più che un corteggiatore maldestro, che usa quei sistemi per relazionarsi con la donna al fine di conquistarla e, essendo legato a una cultura patriarcale, non pensa di violare la dignità femminile trattandola come un’entità “donna-oggetto-corpo” che utilizza il cat calling come mezzo per imporre la sua presenza.
Ma per quanto tempo dobbiamo ancora restare in silenzio di fronte a commenti offensivi?
Come dobbiamo sentirci se veniamo trattate come delle “donne oggetto” messe in vetrina, dove chiunque può esprimere il “prezzo” dell’oggetto con fischi e lazzi?
Quando finirà l’obbligatoria dimostrazione della virilità maschile attraverso il cat calling (e altre mancanze di rispetto), quando tutto questo cesserà di dominare la nostra società?
Cat Calling: Molestie e apprezzamenti non richiesti
La condanna di questo comportamento sessista è sempre la stessa perché non può essere mai un complimento, e non fa nessuna differenza se il cat calling viene fatto su una ragazza giovane o una donna adulta, perché si tratta sempre di molestie e apprezzamenti non richiesti.
Proprio il “non richiesti” fa la differenza: per questo il tutto diventa molestia verbale, che può generare paura, ansia e bassa autostima in qualsiasi persona la subisca. Trattandosi di un’umiliazione, essa resta una forma di aggressione che bisogna sempre condannare.
Rendiamoci conto che il cat calling rischia di condizionare la vita di molte donne togliendo la libertà di muoversi in determinate strade, a determinate ore e indossando quello che più piace.
Quanto siano di cattivo gusto e molesti i commenti che rivolgono gli uomini alle donne per strada, è anche dimostrato da un documentario, girato come esperimento, dal titolo: ”Femme de la rue”, dove la protagonista si filmava mentre passeggiava per strada, registrando i commenti che gli uomini le rivolgevano.
Come fare i complimenti ad una donna
A chi non fa piacere un complimento? Sono gratificazioni che servono per stare meglio e aumentare l’autostima a patto che vengano fatti in un certo modo e, specialmente, non siano manipolativi, perché il manipolatore emotivo ha il solo obiettivo di ottenere una personale soddisfazione.
Se i complimenti ad una donna sono per un ricatto affettivo, prima o poi lo scoprirà e non si fiderà più perché sono fatti da seduttori che recitano e usano mille trucchi per ottenere quello che vogliono.
Impariamo prima a conoscere noi stessi e quello che ci può piacere di più in una donna e poi cominciamo ad osservarla ponendoci delle domande: “cosa mi piace di lei?”, “Quali sono i suoi interessi che si accodano con i miei?”.
Questo perché non susciteremo mai l’attenzione di qualcuno solo perché lo vogliamo, ma succederà quando saremo in armonia con noi stessi e l’altro lo percepisce e lo coinvolge portandolo a fare altre domande per approfondire questo interesse.
Le donne sanno se i complimenti sono finti e illusori, e non vogliono essere prese in giro, per cui la cosa migliore è ascoltarle con attenzione e interessarsi a quello che dicono immaginandolo e visualizzandolo dentro sé stessi: che effetto ti fa? Che immagini suscita?
Questo è il complimento migliore che un uomo può fare a una donna: farle capire che è coinvolto in quello che dice, inserendosi nel suo discorso e diventandone complice perché le fa intendere quanto lo ha stimolato e interessato e, specialmente, quanto la considera una sua pari.
Come difendersi dal Cat Calling
“Soli nella notte dell’anima” è il libro che Nunzia Alessandra Schilirò, vicequestore aggiunto della Polizia di Stato, esperta in discriminazioni di genere, ha scritto per dare consigli pratici e come reagire alle molestie in casa, al lavoro e per strada e dice che è rarissimo che una donna denunci i commenti di sessismo.
Come difendersi dal cat calling? Dobbiamo avere delle accortezze come:
- Non bisogna farsi intimorire dal cat calling, perché non deve assolutamente limitare la libertà di azione e di espressione procurando anche un abbassamento dell’autostima.
- Di solito le molestie avvengono per strada e in zone periferiche per cui l’ideale sarebbe seguire un percorso frequentato e con esercizi pubblici aperti.
- Cercare di analizzare razionalmente il contesto nel quale avviene il cat calling, prima di reagire esponendosi a rischi.
- Il vostro atteggiamento deve essere quello di camminare sicure e impassibili quando incrociate per strade sconosciuti che fanno apprezzamenti insistenti, perché questi uomini sono avvantaggiati dalle vittime fragili e impaurite che vedono indifese.
I media e il cat calling
Sappiamo che la violenza verbale si manifesta in vari modi nei confronti delle donne, sono fatti ricorrenti che spesso i media raccontano in modo sensazionalista, per ottenere più click e rendersi più visibili non pensando alle conseguenze.
Sicuramente la prevenzione passa attraverso la consapevolezza di un problema così delicato e difficile che è la violenza di genere, per combatterlo bisogna lavorare soprattutto sull’educazione cominciando dalla famiglia, compito che passa poi alla scuola e a tutta la società: insegniamo agli adulti di domani il rispetto per la figura femminile.
I media hanno un ruolo fondamentale perché spesso abbiamo sentito parlare di cat calling in televisione, sui giornali e sul web. Come viene raccontato l’episodio? Viene forse colpevolizzata la vittima indagando morbosamente sull’episodio? Ad esempio sottolineando come era vestita in quel momento?
Non sarà che le testate giornalistiche tendano a fare del click-baiting sfacciato usando titoli sensazionalistici? Tutto ciò non si traduce in una spirale di violenza verbale che cresce e si autoalimenta?
Ci sono molte persone che utilizzano i social network come fonte informativa e non pensano che spesso sono fake news o esagerazioni torbide e cupe che mirano soltanto a ottenere visibilità più che per cercare la verità.
Psicologia del molestatore
Le molestie per strada fatte ad una donna sono l’espressione di una psicologia del molestatore che dimostra che l’uomo in questione è poco sicuro, ha paura del genere femminile e deve affermare il suo potere sulla donna “buttando il sasso e nascondendo la mano”, visto che nella maggior parte delle volte sparisce di corsa dopo il gesto.
Per approfondire questo argomento, leggi il mio articolo su “Relazioni tossiche: crepacuore, dipendenze affettive e truffe d’Amore“
Quindi parliamo di un uomo un po’ vigliacco e con molto astio nei confronti del gentil sesso, che sente superiore e che vuole in qualche modo sconfiggere con lo strumento del cat calling, attraverso la generazione di uno stato di paura e umiliazione.
Insieme a questa categoria di uomini, troviamo quelli chiamati “involontariamente celibi” o lncel (Involuntary celibate) che abbiamo conosciuto, purtroppo, per i gravi fatti di cronaca, come quello commesso dal 25enne Alek Minassian che a Toronto, alla guida di un furgone, si è lanciato contro la folla uccidendo 10 persone e ferendone 16.
Per fortuna non tutti gli incel sono terroristi o sociopatici, anche perché la parola la coniò una donna, studentessa universitaria di Ottawa, fondando un blog nel quale raccontava le sue esperienze personali e dove riscontrava la difficoltà a intrecciare relazioni interpersonali per le persone colpite da timidezza patologica.
Essere incel, cioè involontariamente celibe è diverso dall’essere single, perché questo tipo di uomini non è interessato realmente alla compagnia di qualcuno, ma è frustrato per non averla.
Ad aggravare l’aspetto del fenomeno abbiamo l’anonimato di internet, che rende i post degli incel più arrabbiati e virulenti, fomentando un clima di misoginia che genera in loro grandi difficoltà e che li spinge verso pensieri e teorie autocommiseranti e misogine.
E’ un vittimismo portato all’estremo che gli incel vivono sfogando l’odio verso le donne che giudicano manipolatrici, sfruttatrici, irrazionali in quanto attratte esclusivamente dall’aspetto fisico, dai soldi e dallo status.
In Italia troviamo questo tipo di antifemminismo in blog e gruppi Facebook dove il pericolo potrebbe essere che, prima o poi nel calderone del sessismo, ci possa essere una degenerazione verso il femminicidio.
BIBLIOGRAFIA
N. Mohammadi, Più ci rinchiudono più diventiamo forti, 2024 Mondadori
L. Puglisi, Soltanto mia, Mondadori
G. Maistrello, Noi non sentiamo le botte, 2024 Scatole Parlanti
J. Bourke, Vergogna, 2023 Carocci
B. Lo Zito, No significa No, 2022 Eris
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