Come riconoscere e curare la sindrome da stress o sindrome del burn-out
Quando lo stress lavorativo arriva al limite la sindrome da burnout potrebbe insorgere all’improvviso. In questo articolo cerchiamo di capire meglio cos’è il burnout, il legame tra stress lavorativo e burnout, le caratteristiche con cui si presenta, le conseguenze che può avere.
Prima di leggere l’articolo vi consiglio di guardare questo mio brevissimo video dove vi parlo della sindrome di Burnout:
Cos’è la sindrome di burnout
Il termine Burnout si riferisce solo al contesto lavorativo e non ad altri ambiti della vita, e la sindrome di burnout porta a uno stress cronico con esaurimento fisico e psicologico.
Burnout significato
Burnout, termine inglese che significa fuso, bruciato, fu usato negli anni ’30 nel mondo dello sport quando un atleta non riusciva a mantenere i risultati ottenuti con successo e ad aumentarli.
Questo termine fu usato da una psichiatra americana, Christina Maslach, nel 1975 per descrivere una sintomatologia, in tutte le professioni, di una patologia comportamentale.
La psichiatra descrisse come le persone che per professione erano a contatto e accudivano altri (medici, infermieri, insegnanti), subivano una spersonalizzazione e una riduzione delle emozioni e delle capacità personali nell’ambito del loro lavoro.
Era uno stress lavorativo che poi si è allargato a gruppi più ampi di lavori che minano la psiche delle persone.
Cos’è lo stress?
La risposta psicofisica a una sindrome di adattamento a degli stressor (sollecitazioni) è lo stress che ci permette di fronteggiare pressioni e minacce esterne per adattarci all’ambiente circostante.
Lo stress è una funzione essenziale per il nostro organismo perché ci permette di fronteggiare i pericoli, ma quando diventa eccessivo per la persona, può portare a gravi conseguenze.
Infatti lo stress non è una malattia ma una situazione di tensione prolungata, alla quale bisogna trovare un rimedio senza lasciare che venga minimizzata o sottovalutata.
Non possiamo evitare lo stress perché il nostro organismo è continuamente sollecitato da stimoli esterni, ma è fondamentale, specialmente sul lavoro, che non si crei uno stress da lavoro causato da stimoli troppo pesanti e significativi.
Quando il nostro organismo deve rispondere a stimoli esterni arriva lo stress che attiva dei sistemi psico-neuro-endocrini che consentono di risolvere la situazione.
Possiamo distinguere due tipi di stress, di cui uno positivo chiamato eustress che usiamo per adattarci positivamente a certi contesti, e uno negativo, distress quando non riusciamo a far fronte a una situazione stressante che ci porta a un danneggiamento delle nostre difese psicofisiche.
Per approfondire questo argomento, leggi il mio articolo su “Stress e disturbi da stress: sintomi e cura”
Caratteristiche e sintomi del burnout
L’OMS ha precisato che la sindrome di burnout deve essere riferita specificamente solo allo stress cronico associato al contesto lavoro con caratteristiche e sintomi del burnout.
I sintomi del burnout si posizionano su diversi livelli:
- Sintomi fisici come insonnia, cefalea, disturbi intestinali, inappetenza.
- Sintomi comportamentali come assenteismo, aggressività, isolamento, ridotta efficacia professionale.
- Sintomi emotivi/cognitivi come la sensazione di sentirsi svuotati e annientati dal lavoro, iperinvestimento sul lavoro.
- Sintomi psicologici come depersonalizzazione, demotivazione, difficoltà di relazioni, bassa autostima, sensi di colpa, nervosismo, irritabilità.
Possiamo notare che, attraverso tutta questa sintomatologia la sindrome di burnout può portare forti disagi e ripercussioni sul lavoro aumentando comportamenti negativi verso i datori di lavoro, i colleghi e i clienti.
Il burnout conduce anche verso comportamenti di dipendenza e di abuso verso alcol, cibo o altre sostanze stupefacenti e c’è la necessità di interventi tempestivi prima che la persona possa cadere in ansie, crisi di panico, depressione e problemi familiari.
Diagnosi del burnout
Poiché la diagnosi di burnout viene fatta da un medico competente, da uno psichiatra o da uno psicologo quando il lavoratore manifesta sintomi fisici o psicologici o comportamentali, diventa fondamentale distinguerla da altre patologie.
La sindrome di burnout , pur condividendo alcuni sintomi, non è il disturbo post-traumatico da stress e nemmeno lo stress cronico di situazioni relazionali o familiari.
Per approfondire questo argomento, leggi il mio articolo su “Ansia e Depressione: come riconoscerle e guarire”
Disturbi d’ansia, fobie o disturbi dell’umore non entrano nella diagnosi di sindrome di burnout così come lo stress lavorativo limitato nel tempo e temporaneo.
L’OMS propone delle linee guida per la diagnosi chiarendo che deve manifestarsi su vari livelli come:
- Deve essere presente un esaurimento delle energie per il lavoro.
- Una sensazione negativa e una distanza mentale dal proprio lavoro
- Una diminuzione dell’efficacia lavorativa della persona.
Cause del burnout e fattori di rischio
Il burnout non è un problema della persona in sé ma del contesto in cui lavora, dove non ci deve essere una forte differenza tra la natura del lavoro e la personalità del lavoratore.
Quando, poi, l’ambiente di lavoro non riconosce l’aspetto umano del lavoro, c’è il rischio di un aumento della sindrome di burnout che può allargarsi a macchia d’olio anche agli altri membri e diffondersi a tutta l’organizzazione.
Negli Stati Uniti le fondazioni più sensibili alla salute dei lavoratori hanno redatto un documento dove pongono l’attenzione alle cause che, in ambito lavorativo, possono minare la psicologia del lavoratore, cioè:
- I lavoratori si lamentano che non possono partecipare alle decisioni che condizionano il loro lavoro o non hanno disponibilità sufficienti per svolgere il lavoro.
- I superiori non definiscono in modo chiaro cosa si aspettano dal lavoratore e non viene definito il loro ruolo di autorità sugli altri.
- L’accumulo di stress durante il lavoro è spesso dovuto al rapporto con il superiore o i colleghi.
- Le situazioni lavorative sono monotone o disordinate richiedendo una costante concentrazione.
- Se il lavoratore non ha appoggi su una rete di sostegno al lavoro e nella vita privata è più portato a sviluppare una sindrome di burnout.
- Se il tempo che dedica al lavoro è eccessivo e gli toglie energie per il tempo libero, la famiglia e gli interessi personali, questo squilibrio è un altro fattore che facilita il burnout.
- Mobbing, cioè prepotenze da parte del potere verso chi è più debole e non può difendersi.
Naturalmente questo porta a sintomi come affaticamento, irritabilità, insonnia e tristezza.
Per approfondire questo argomento, leggi il mio articolo su “Tristezza: cosa fare quando si è tristi?”
Come descrive la Maslach il burnout è una malattia professionale specifica degli operatori che lavorano nell’ambito delle professioni di aiuto come medici, infermieri, insegnanti, psicologi e tutte quelle figure professionali che hanno uno stress personale facendosi carico dei problemi.
Come inizia e come si sviluppa la sindrome di burnout?
Il processo che innesca il burnout può svilupparsi in varie fasi:
- La prima fase è quella che possiamo chiamare di entusiasmo per fare un lavoro che piace e dal quale pensiamo di ricavare gratificazioni per noi e per gli altri.
- In una seconda fase c’è il processo di stasi dove l’individuo si rende conto che la realtà lavorativa non è quella che si aspettava e c’è un carico eccessivo di stress.
- In una terza fase arriva la frustrazione data dall’ insoddisfazione, inadeguatezza e sfruttamento che il lavoro comunica e dove c’è la voglia di evitare il posto lavorativo e i colleghi.
- Una quarta fase di indifferenza e disinteresse per il proprio lavoro in maniera molto forte.
In questa quarta fase possiamo capire come la psichiatra C. Maslach definisca il burnout come perdita di interesse che il lavoratore ha verso le persone con cui svolge la sua attività, come una sindrome di esaurimento emozionale e diminuzione delle capacità personali.
Quali fattori possono definire la sindrome di burnout?
Fattori di personalità come:
- Lavoro sostituto della vita sociale e relazionale
- Incapacità a lavorare in gruppo
- Porsi obiettivi troppo grandi e irrealizzabili
- Convinzione di essere necessari e assolutamente indispensabili
- Essere estremamente ambiziosi, competitivi, aggressivi, incontentabili e rigidi.
Fattori demografici e sociali:
- Genere, le donne sono più predisposte al burnout.
- È più facile cadere in questo problema nei primi anni di carriera.
- Se la persona non ha, oltre il lavoro, degli affetti familiari, sarà più predisposta.
Quali conseguenze può avere il burnout?
Ci possono essere conseguenze psicologiche del burnout come:
- Perdita della fiducia in sé stessi
Per approfondire questo argomento, leggi il mio articolo su “Come aumentare l’autostima”
- Depressione per il lavoro che non gratifica
- Aggressività verso i colleghi e gli utenti
- Sintomi di depersonalizzazione
- Tristezza, insoddisfazione e frustrazione
- Distacco emotivo
- Cinismo
- Sintomi di apatia
- Sensazione di fallimento
- Riduzione della produttività
- Scarso interesse per il lavoro
- Tensione sempre al massimo e costante
- Nervosismo e irritabilità
- Isolamento
Tutto questo può sfociare in qualcosa di più grave come l’abuso di droghe e alcol e il rischio di suicidio.
Vari studiosi (Maslach, Leiter, Schaufeli) hanno raggruppato le tre variabili che portano i lavoratori verso il burnout:
- Individuali: età, sesso, titolo di studio, il motivo verso quel tipo di lavoro e la situazione di soddisfazioni fuori dal lavoro.
- Sociali: i servizi sanitari e assistenziali che si sono ridotti ultimamente creando sfiducia nei lavoratori verso questi settori.
- Organizzativi: tutto quello che serve alle prestazioni lavorative come l’ambiente, gli orari, la retribuzione, il rapporto con i colleghi e le prospettive di carriera per quel lavoro.
Il burnout al giorno d’oggi riguarda tutte le professioni e l’impegno emotivo che viene espresso e a cui sono sottoposti i lavoratori, perché è importante sentirsi soddisfatti e gratificati del proprio lavoro per garantire la spinta verso obiettivi e giuste motivazioni al lavoratore.
Rapporto Gallup sul mercato del lavoro: cresce occupazione e stress
Il rapporto annuale della società di consulenza statunitense Gallup rivela che, nonostante la crescita occupazionale globale del 2023, lo stress e l’insoddisfazione dei lavoratori hanno raggiunto picchi storici (44%). Il fenomeno del “quite quitting” è diffuso, con il 59% che mostra un silenzioso disimpegno e la metà intenzionata a lasciare il lavoro entro l’anno. Le richieste dei dipendenti includono riconoscimento (41%), stipendi proporzionati alle qualifiche (28%) e attenzione al benessere psico-fisico (16%). In Italia, bassi livelli di coinvolgimento (5%) e alti livelli di stress quotidiano (46%) richiedono una revisione dello stile manageriale. Investire nel capitale umano diventa cruciale per migliorare la produttività, mentre il passaggio generazionale offre opportunità di sviluppo e modernizzazione aziendale.
Fonte: IPSOA “Rapporto Gallup sul mercato del lavoro: cresce occupazione e stress”
Cosa succede in Italia?
Dobbiamo avere come obiettivo importante e strategico una maggiore motivazione dei lavoratori cominciando dai dipendenti che , specialmente nel dopo Covid devono essere più motivati da uno stile manageriale meno gerarchico di potere che non funziona più nel lavoro ma più flessibile e più attento alle realtà psicologiche dei lavoratori investendo di più nella formazione e nella cultura manageriale.
Infatti Federico Orlandini, Senior Business Solutions Consultant presso Gallup, afferma che in Italia le piccole imprese fino a dieci lavoratori create negli anni ’50 e ’60 a carattere familiare, hanno avuto successi che ormai dimostrano i limiti di questo modello.
Gli italiani risultano ultimi nella classifica europea dell’engagement (rispetto di un impegno), dove solo il 5% degli intervistati si dicono coinvolti nel loro lavoro e i livelli di stress quotidiano sono alti (46%) essendoci sfiducia per quello che concerne il dinamismo, la grinta, lo sprint del mercato del lavoro in Italia.
Per approfondire questo argomento, leggi il mio articolo su “Stress e disturbi da stress: sintomi e cura”
Indubbiamente le nuove generazioni a capo delle aziende, hanno giovani leader formati all’estero che potranno applicare nuove visioni internazionali con maggiori aperture che potrebbero portare a occasioni di sviluppo e modernizzazione.
Prevenzione: riconosci per tempo il burnout
Prevenire è sempre meglio che curare
Il modo migliore per prevenire è:
- Dare importanza al proprio riposo e alle esigenze di sonno, cibo e attività fisica.
- Non pretendere da sé stessi obiettivi troppo grandi e irraggiungibili.
- Imparare a delegare e a mediare con i superiori definendo le priorità.
- Avere con i colleghi un atteggiamento collaborativo e senza grossi conflitti.
- Separare lavoro e vita privata.
- Cercare delle varianti ai compiti troppo routinari facendo delle pause.
- Nel lavoro ci deve essere la prevenzione degli infortuni e dei rischi professionali.
- Creare dei gruppi per condividere la gestione del carico di lavoro.
- Crescita professionale con formazione continua.
Sicuramente le strategie per prevenire il burnout sono molte, ma la base è di focalizzarsi sia sull’individuo sia sul posto di lavoro.
I segnali da non sottovalutare e la gestione dello stress lavorativo sono importanti per la prevenzione della sindrome di burnout.
I sintomi che producono un esaurimento nervoso dovuto allo stress da lavoro sono:
- Disinvestimento e isolamento
- Atteggiamento ostinatamente negativo
- Bassa autostima
- Rabbia
- Sentirsi sempre affaticati
- Sensi di colpa
Per approfondire questo argomento, leggi il mio articolo su “Senso di colpa: cos’è e come sconfiggerlo con la terapia“
- Andare tutti i giorni al lavoro ponendo molte resistenze
- Controllare con frequenza l’orologio
- Difficoltà a concentrarsi su quello che dice l’utente
- Rimandare visite, telefonate o contatti con gli utenti
- Sentirsi stanchi, isolati e svuotati
- Assenteismo
- Insonnia
- Diventare eccessivamente sospettosi al limite della paranoia
- Non accettare consigli o cambiamenti e evitare discussioni di lavoro
Sintomi fisici che segnalano il burnout sono:
- La grande stanchezza
- Rigidità di tutto il corpo che porta a mal di schiena
- Alterazioni del sonno con la necessità di dormire
- Mal di testa
- Crisi di tristezza e di pianto
- Gastroenteriti
- Tachicardia
- Ipertensione
Come affrontare il burnout
Il burnout esige un trattamento tempestivo per prevenire i rischi di costi economici, produttività ridotta e i problemi di salute e di qualità di vita delle persone che lavorano.
Il modo migliore per affrontare il bornout è cercare di ridurre gli aspetti negativi del lavoro e aumentare quelli positivi che accrescono il coinvolgimento e l’affermazione dei lavoratori, lasciando loro autonomia nelle decisioni, attraverso un lavoro gratificante, chiaro e coerente nelle organizzazioni.
Sindrome di burnout cura
Quando la persona che soffre della sindrome di burnout comincia ad essere sommersa da condizioni emotive difficili e negative verso il lavoro che lo portano a pensieri devastanti di aggressività, disperazione e inutilità, c’è la necessità di un trattamento di psicoterapia.
Per approfondire questo argomento, leggi il mio articolo su “Cos’è la Psicoterapia: Psicoanalisi e altre terapie”
In questo modo riuscirà a ridurre l’intensità delle sue emozioni negative e della continua tensione stressante, per arrivare a un umore più sereno e produttivo nel suo lavoro.
La psicoterapia per il burnout può servire per apprendere tecniche di assertività su cosa dire e come comunicare i messaggi agli altri e difendersi dall’aggressività imparando a rispondere in maniera calma, chiara ma decisa.
Una tecnica che spesso uso con pazienti per aiutarli ad uscire dal burnout, è il Training Autogeno (T.A.) che, favorendo il rilassamento del corpo e a liberando la mente dai pensieri negativi, può migliorare ansie, paure e depressioni.
L’obiettivo della psicoterapia è quello di cambiare modo di pensare per creare un’atmosfera più rilassata, serena è più produttiva all’interno dell’ambiente lavorativo.
Sindrome di burnout e diritti al lavoro
Chi soffre di burnout dovuto allo stress quali diritti ha al lavoro?
Dobbiamo considerare che lo stress di per sé non viene considerato una malattia, a meno che non si manifesti in patologie fisiche e psicologiche dovute al lavoro.
A questo punto sarà presa in considerazione ogni singola patologia fisica e psichica che produca una diminuzione delle capacità lavorative e, di conseguenza, un’invalidità.
A seconda delle patologie, vi sono varie percentuali di invalidità:
- Sindrome depressiva endoreattiva lieve: 10%, media 25%, grave dal 31% al 40%.
- Sindrome depressiva endogena lieve: 30%, media dal 41% ali’ 50%, grave, dal 71% all’80%.
- Nevrosi fobico ossessiva e/o ipocondriaca media: dal 21% al 30%.
- Nevrosi fobico ossessiva lieve: 15%, grave dal 41% al 50%.
- Psicosi ossessiva: dal 71% all’80%.
- Nevrosi ansiosa: 15%.
La percentuale che vedete nelle tabelle per patologie al cuore, al fegato o la colite ulcerosa sono da valutare caso per caso e la percentuale deve superare il 33% e il lavoratore deve avere tra i 18 e i 65 anni per essere riconosciuto invalido civile.
Assegni di invalidità e pensione per il burnout
Gli assegni di invalidità si dividono in: assegno di invalidità ordinario dato a chi ha 5 anni di contribuzione, 3 anni di contributi versati negli ultimi cinque anni e la percentuale deve essere superiore al 74%.
Assegno di invalidità civile al quale può accedere chi non supera i 4.906,72 euro di reddito annuo ed è di 285,66 euro mensili.
Pensione di invalidità
La persona che ha la sindrome di burnout con una invalidità al 100% può richiedere la pensione di invalidità civile, sempre di 285,66 euro mensili, con un reddito inferiore a 16.814,34 euro.
Per quello che riguarda sia la pensione che l’assegno di invalidità ora è possibile fare richiesta a chi ha tra i 18 e i 67 anni.
Cosa succede per quello che riguarda il diritto alle assenze per la sindrome di burnout?
Può chiedere la malattia retribuita con l’assenza?
Come abbiamo visto il burnout può provocare vari disturbi sia fisici che psicologici, anche gravi e sarà il medico che valuterà il tipo di patologia emerso e stabilirà cosa serve al lavoratore per guarire.
Quando il medico avrà deciso le assenze giustificate per il lavoratore, poi si seguiranno le normali procedure per malattia (certificato medico, comunicazione al datore di lavoro e reperibilità per visite fiscali)
Sindrome di burnout e legge 104
Se il burnout produce sul lavoratore delle disabilità tali da impedirgli o limitargli l’integrazione sociale, familiare o personale, avrà diritto a:
- Permessi retribuiti dalla legge 104.
- Agevolazioni fiscali per portatori di handicap.
- Può scegliere la sede di lavoro o rifiutare un trasferimento.
- Chiedere un assegno di accompagnamento di 517,84 euro al mese se è riconosciuto invalido al 100%.
La pensione anticipata è possibile con la sindrome da burnout?
Anche in questo caso sono validi i principi di considerazione degli effetti fisici e psichici del burnout e le relative percentuali di invalidità:
- Il lavoratore ha diritto a due mesi di contributi figurativi aggiuntivi per ogni anno fino al massimo di cinque anni, se l’invalidità supera il 74% o alla pensione anticipata.
- Il lavoratore ha diritto alla pensione di vecchiaia anticipata (non per i dipendenti pubblici) se l’invalidità supera l’80% e avere 60 anni e 7 mesi se è uomo o 55 anni e 7 mesi se donna.
In conclusione il burnout è una realtà nella quale il lavoratore comincia a “bruciarsi” per l’eccessiva pressione e stress cronico da lavoro, dove inizia un processo di indebolimento psicofisico a causa della mancanza di energie.
Il burnout non è lo stress ma una conseguenza dello stress che può portare all’esaurimento emotivo, fisico, alla depressione e a un cambiamento della personalità.
Bibliografia
C. Maslach, Michael P. Leiter, Il benessere sul lavoro, 2023 Giunti
S.Cuzzilla, M. Perrone, Il buon lavoro, 2023 Luiss
K. McGonigal, Il lato positivo dello stress, 2018, Giunti
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