Amici virtuali, solitudine reale. Come facebook entra nella nostra vita e con quali effetti.
Era un uomo di 56 anni e aveva 4000 amici su facebook ma non sono bastati a riempire il vuoto della sua vita.
Quando abbiamo dei grandi dispiaceri e ci sentiamo soli, come quest’uomo che aveva appena perso la madre, non ci può essere solo facebook.
Sono specialmente questi i momenti in cui i veri amici fanno la differenza.
Viviamo in un’epoca in cui sembra che facebook possa essere quello che ci fa sentire che ci sono persone che si interessano a noi.
Non è così e siamo dietro un vetro attraverso il quale vediamo ma non possiamo sentire con il cuore e con l’anima.
Le parole non sono chiacchere, devono dare affetto e partecipazione e gli amici ti devono guardare negli occhi; non è così con facebook.
Prima di leggere l’articolo vi consiglio di guardare questa mia brevissima intervista a “TELENUOVO”
I nostri rapporti di amicizia sono cambiati?
Rapporti di amicizia e società virtuale ci fanno pensare se è ancora valido il detto: ”tanti amici, nessun amico” soprattutto in questo momento che, con strumenti come Facebook, Instagram e WhatApp, (social network) possiamo, con un semplice click far diventare “amico” qualsiasi contatto.
Secondo una ricerca del MIT ci vogliono almeno 200 ore da trascorrere con una persona perché la relazione diventi una vera amicizia, ricordandoci l’etimologia della parola latina amicus, che ha la stessa radice di amor e, quindi, colui che si ama, colui che sta sempre dalla tua parte.
L’amicizia non si accontenta soltanto di un click ma bisogna partecipare con il corpo e con il linguaggio non verbale per poter avere emozioni fatte di condivisioni, affetto e fiducia che si formano attraverso il tempo passato insieme.
Attraverso i social i contatti amicali si espandono a macchia d’olio e dove vengono scambiati emoticon o like o chiacchierare in chat che non possono sostituirsi al contatto umano, attraverso incontri e esperienze fatte insieme dove la sincerità è uno degli aspetti fondamentali per costruire un’amicizia autentica.
I social solo negativi?
I social hanno anche la parte positiva che serve ed è molto importante come, ad esempio, riportarci varie notizie dal mondo, come tutto quello che è accaduto in Afghanistan, di cui non avremmo potuto avere un quadro così esplicativo.
Altra cosa importante è che i social possono aiutare le persone che vivono lontane a sentirsi e vedersi e questo ve lo dico perché, avendo un figlio che vive nelle Filippine, so quanto mi è utile e consolatorio il fatto di poterlo vedere e sentire sempre.
Anche il fatto di avere degli amici virtuali con i quali passare dei momenti di non completa solitudine attraverso chat, è un modo di far fronte all’isolamento e alla tristezza o poter riavvicinare persone perse di vista da anni.
Il ruolo dei social diventa ancora più importante quando in una famiglia c’è un figlio con la SINDROME DI HIKIKOMORI che porta i ragazzi ad isolarsi e a non uscire più dalle loro camere, dove l’unico rapporto con gli altri è attraverso il computer.
Per non parlare dell’importanza dei social nel lavoro creandolo “a distanza”, specialmente in periodi di lockdown, o nella scuola dove la salvezza è stata proprio quella di poter comunicare attraverso i social, sia per i ragazzi che per gli insegnanti.
Quindi possiamo concludere che i social media, se usati nella maniera giusta, danno tantissime possibilità influenzando in modo positivo, come il fatto di ridurre le distanze o di comunicare di più o di mantenersi facilmente in contatto condividendo interessi e valori.
E’, però, altrettanto importante renderci conto che potrebbero essere usati per mascherare emozioni o stati psicologici non corrispondenti al reale, mostrando le persone diverse da quello che sono o che sentono veramente.
Che rischi con i social: unire o isolare?
Sappiamo che non possiamo ignorare il ruolo dei social network che sono diventati, ormai degli strumenti irrinunciabili per poter avere dei contatti o mantenere legami con le persone in qualsiasi parte del mondo.
Sono ormai dimenticati i tempi in cui cercavamo, con il telefono fisso di casa, gli amici o andavamo a suonare i loro campanelli, o li aspettavamo sempre negli stessi posti prestabiliti da tempo, e ora tutto questo è sostituito da internet che ha annullato le distanze tra le persone e i social che hanno trasformato il nostro modo di relazionarci.
La creatura di Zuckenberg (meta) ha, probabilmente avuto tutto questo successo perché ci illude di poterci riportare alla memoria le situazioni del passato con persone, emozioni e situazioni che facevano parte della nostra vita facendoci credere che ormai i legami costruiti concretamente con le persone vedendole e interagendo in presenza, sia uno sforzo inutile.
Quello che i social potrebbero fare di rischioso è di impoverire e mettere a rischio i rapporti più stabili come quelli di coppia: ho in terapia una coppia dove lui non fa altro che tenere la testa sul cellulare in ogni momento e non capisce quello che toglie ai suoi figli e alla sua compagna che, per ora, si lamenta ma più avanti, forse potrebbe stancarsi.
Avete mai osservato un gruppo di amici che si incontrano per bere o mangiare e hanno tutti la testa china sul cellulare magari solo per controllare Facebook o Instagram?
Questo fenomeno è stato chiamato nel 2013 da Alex Haigh, studente di marketing australiano: “Phubbing” parola inglese nata da snubbing e phone che significa essere snobbato, ignorato quando sei con amici e continui a guardare il cellulare facendola diventare un’OSSESSIONE.
Vediamo persone che non si accorgono nemmeno più di aver fatto diventare un atto “volontario” in atto automatico e involontario dove la consultazione del cellulare diventa il filo conduttore delle loro giornate e la QUALITÀ DELLA VITA loro e di tutti i familiari e amici ne risentono.
Come tutte le ossessioni e le dipendenze danno, come le sostanze stupefacenti, un piacere a breve termine ma anche ansia e inquietudine se arriva il momento che non possono farlo, ed è un fenomeno che influisce negativamente anche sui rapporti genitori-figli che si sentono ignorati perché i genitori sono troppo occupati con i cellulari.
Sembra strano che i cellulari, creati per farci comunicare con più facilità e per darci piacere nel poter sentire l’altro in ogni momento, alla fin fine ci creano problemi di comunicazione facendoci allontanare dagli altri invece di avvicinarci.
Dobbiamo renderci conto che dialogare digitalmente non può portarci a sostituire le relazioni in presenza perché abbiamo bisogno di un contatto autentico; il guardarci negli occhi e vedere le nostre parole che effetto fanno sull’altro, mentre i social e i cellulari ci portano ad allontanarci e ad avere relazioni umane superficiali e frustranti.
Infatti dobbiamo imporci delle piccole regole per riuscire a togliere queste dipendenze come:
- Imponiamoci di non avere il cellulare quando pranziamo ma impariamo a discutere e a portare attenzione alle parole degli altri.
- Disattiviamo le notifiche dai social media.
- Controlliamo a fine giornata quanto abbiamo usato smartphone e tablet e imponiamoci degli orari che dobbiamo rispettare e, possibilmente, spegnere tutto quando si va a dormire.
- Impegniamoci ad avere più attenzione ai rapporti con gli altri.
- Oltre a impegnarci a cambiare dobbiamo anche stare attenti alla nostra salute perché queste dipendenze portano a disturbi della vista, a mal di testa, a tendiniti e a dolori al collo e alla schiena e ad altri vari disturbi psicosomatici.
Per approfondire questo argomento, leggi il mio articolo sui “disturbi psicosomatici”
Oltre a impegnarci a cambiare dobbiamo anche stare attenti alla nostra salute perché queste dipendenze portano a disturbi della vista, a mal di testa, a tendiniti e a dolori al collo e alla schiena.
Amicizia tra storia, letteratura, arte e film
Nella vita gli amici sono quelle persone che ci sono nei momenti importanti sia belli che brutti e che sono il nostro punto fermo e che ritroviamo nelle coppie famose di amici che hanno lasciato un’impronta nella storia segnando profondamente la società.
Fu Cicerone che nel 44.aC. scrisse il trattato “De Amicitia” dove sostiene che l’amicizia deve essere libera dal vincolo politico.
Pensate a Don Chisciotte e l’amico Sancho Panza dove tra realtà e finzione, tra normalità e follia, lo scudiero difende e protegge il suo cavaliere prototipo del sognatore o Patroclo e Achille nell’Iliade dove il punto più alto della loro amicizia arrivò quando Patroclo immolò la sua vita fingendosi Achille per morire per mano di Ettore.
Come non pensare a Marx e Engels i due grandi pensatori ma anche grandi amici perché fu Engels a salvare Marx da una sicura morte in povertà e ricordiamoci, nella pittura, Gauguin e Van Gogh che si scambiarono lettere e influenze pittoriche.
Non possiamo dimenticare gli amici d’infanzia Falcone e Borsellino che riuscirono a far uscire allo scoperto il sistema mafioso siciliano e che vennero uccisi a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro nelle stragi di Capaci e di via d’Amelio.
Amicizia e film
Quando penso ad un film associato all’amicizia mi viene in mente sicuramente “Amici miei” del 1975 a cui ne seguirono altri due nel 1982 e 1985 e a come vengono descritti questi quattro amici di lunghissima data, che organizzano scherzi per sfuggire ai problemi di ogni giorno; mentre nel film “Harry ti presento Sally” del 1989, troviamo una divertente riflessione su come l’amicizia può dirigersi verso strade diverse e imprevedibili.
Altro grande film sull’amicizia del 1978 è “Il Cacciatore”, candidato a nove premi Oscar e che ne vinse cinque, e che è uno dei film più importanti della storia del cinema descrivendo il dramma di quella generazione e l’amicizia di questi uomini pronti per partire per il Vietnam.
Per l’amicizia femminile chi la può dimostrare di più è il film “Thelma & Louise” del 1991, dove le protagoniste, per uscire dal loro grigiore quotidiano, partono insieme in cerca d’evasione, ma sarà un viaggio senza ritorno.
Sappiamo quanto sia importante l’amicizia per bambini e ragazzi e anche quanto è fondamentale contare sul supporto e la compagnia degli amici, perché relazionarsi con gli altri diventa un prezioso supporto per nuove esperienze formative, per cui non c’è da meravigliarsi se l’amicizia abbia un posto primario nei film d’animazione.
“La gabbianella e il gatto” del 1998, tratto dal romanzo di Luis Sepùlveda racconta di come un’amicizia ci possa stimolare a cercare di scoprire chi siamo tirando fuori le nostre migliori qualità, e altro film d’animazione con la sceneggiatura di Daniel Pennac, è “Ernest & Celestine” contro gli stereotipi e i pregiudizi, film magico e leggero dedicato ai più piccoli.
Amici veri: chi sono e dove sono?
Chi non ha almeno un amico? Riusciamo ad accorgerci che è un nostro amico?
In effetti se consideriamo che debba essere una persona che è sempre a nostra disposizione e che nei nostri confronti non sbaglia mai, forse siamo in una interpretazione fantastica e non matura o reale.
Dobbiamo non riferirci mentalmente all’amico “del cuore” della nostra adolescenza ma a qualcuno che senza chiedere niente in cambio (“ti devo un favore” non è una frase dell’amicizia!), ci fa sentire la sua presenza e non dobbiamo né metterlo alla prova e nemmeno pretendere la perfezione ma avere un affetto sincero e empatia.
Rendiamoci anche conto che, come gli amori, anche le amicizie possono finire e non devono diventare problematiche, rabbiose e piene di sofferenze perché bisogna concludere che non è un tradimento se noi o l’amico non siamo più motivati, per varie ragioni a proseguire nell’amicizia.
Possiamo ritrovare su Facebook vecchie amicizie che nel passato ci piacevano e ci davano calore ma che non è detto che ora, dopo anni, siano la stessa cosa perché tutti noi cambiamo, diventiamo molto diversi da quello che eravamo e lo stesso gli amici di allora e se crediamo di ritrovare l’uomo o la donna di un tempo, sicuramente avremo nella realtà, grosse delusioni.
Per approfondire questo argomento, leggi il mio articolo sulla “delusione”
L’amicizia, specialmente da adulti, è un rapporto, una relazione che deve appoggiarsi su rispetto e stima e deve essere una libera scelta che posso lasciare quando non va più bene e che non devo mantenere per forza perché deve anche essere sinonimo di libertà.
Social e amicizia: quando il virtuale sostituisce il reale
Dove sono gli amici che trovavamo a scuola, al patronato o al mare o in montagna e che erano per sempre?
Certamente oggi possiamo ritrovarli sui social con un click e sono il mezzo più veloce e vantaggioso per avere nuove amicizie, scambiare informazioni ma, specialmente per socializzare e avere nuovi amici che sono particolari perché sconosciuti.
Fare chiacchiere in chat non può sostituire il contatto umano delle relazioni che è proprio quello che certe persone cercano perché hanno delle difficoltà a entrare in contatto in presenza e, di conseguenza, hanno poche amicizie o nessuna.
In effetti i social hanno aspetti positivi come conoscere molte persone anche a distanza, manifestare giudizi su altre persone senza pregiudizi e il fatto che con click posso cancellare individui che non mi piacciono o danno fastidio, però ci sono anche i negativi come non sapere chi è in realtà la persona dall’altra parte e cosa prova veramente.
Per approfondire questo argomento, leggi il mio articolo sulle “relazioni sociali”
Cosa dicono gli studiosi?
Robin Dunbar, antropologo dell’Università di Oxford proponendo il “numero di Dunbar”, che è di 150 e rappresenta il numero massimo di persone vere amiche, cioè quelle che la nostra neocorteccia celebrare riesce a dirigere, fu tra i primi a descrivere il mondo dei social.
Cosa succede alla nostra vita intima? Sherry Turkle, psicologa sociale del Massachusette Institute of Technology (MIT) pensa che stiamo producendo una nuova solitudine perché i social mettono in crisi la nostra vita emotiva trasformando i rapporti :”Stiamo perdendo il senso della voce umana, il significato delle inflessioni e delle esitazioni”e come conclude la Turkle:”,la gente è sola e la Rete è seducente, ma se siamo sempre “on”, potremmo negarci i vantaggi della solitudine”
Zygmunt Bauman, sociologo e filosofo, sostiene che la grande attrazione del web è il comfort, la possibilità di fare più cose con meno sforzo e più velocemente. Il vantaggio della rete è la possibilità di una comunicazione istantanea, anche se questa possibilità ha delle conseguenze, degli svantaggi non calcolati. Per Bauman, i social media spesso sono una via di fuga dai problemi del nostro mondo offline, una dimensione in cui ci rifugiamo per non affrontare le difficoltà della nostra vita reale
Sappiamo anche, da altri studiosi, che Internet può aiutare i ragazzi ansiosi, timidi e solitari a creare dei legami sociali e Malinda Desjarlais, psicologa dell’University of Northern British Columbia afferma che questo tipo di ragazzi giocando con il computer con gli amici hanno costruito amicizie migliori rispetto a quelli ansiosi che l’hanno fatto da soli.
Uno studio della Cornell University afferma che i giovani che usano blog, mail o siti per discussioni sull’attualità o sulla politica sono maggiormente impegnati socialmente e hanno maggiore autostima.
Per approfondire questo argomento, leggi il mio articolo su “Come dare autostima ai figli”
Walter Way, psicologo statunitense, osserva che gli adolescenti che sono appoggiati dai loro amici hanno una riuscita scolastica maggiore ma, poiché “l’empatia e l’intimità sono promosse dalle relazioni faccia a faccia, dalla lettura delle emozioni sul viso dell’altro e dallo stare insieme fisicamente” ci si chiede se tutto ciò può essere ottenuto anche con rapporti online.
A questo punto verrebbe da chiedersi: perché tante persone stanno tutto il tempo su social, blog, cellulari, tablet ecc… spendendo tanti soldi e specialmente tanto del loro tempo? Perché sentiamo il bisogno di condividere con estranei delle foto o avvenimenti positivi e negativi della nostra vita?
Quale sarà il futuro?
Come abbiamo visto molti studiosi si sono posti il problema che è stato espresso in cose positive e negative per cui, dobbiamo porre attenzione a non diventare social-dipendenti perché, come tutte le dipendenze, possono portarci alla infelicità o alla felicità di una qualità di vita migliore solo sapendoli gestire e ponendo dei limiti.
Ricordiamoci che la solitudine e la tristezza non spariranno con i vari media ma, forse, ci daranno la possibilità di riconoscerle e farne buon uso per una maggiore conoscenza personale.
Per approfondire questo argomento, leggi il mio articolo su “come eliminare i pensieri negativi”
“La solitudine può portare a forme straordinarie di libertà.” FABRIZIO DE ANDRÉ
Bibliografia
Dunbar R., Amici, Einaudi 2022
Turkle S., Insieme ma soli, Einaudi 2019
Bauman Z., Danni collaterali, Laterza 2013
Borgna E., La solitudine dell’anima, Feltrinelli 2011
Way W., Deep secrets, Harvard Univ Pr 2013
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