Quante volte è capitato nella vita di controllare, a uno specchio o passando davanti a una vetrina, la nostra immagine? Vediamo subito quello che è “fuori posto” e lo aggiustiamo.
Sono piccole imperfezioni o difetti fisici che se prendono il controllo della nostra mente, diventano dominanti e interferiscono con i pensieri e le azioni, possono diventare patologia, cioè dismorfofobia.
Il dismorfismo è una ricerca continua e ossessiva di difetti fisici non così importanti come, invece, vengono vissuti dalla persona, è una dispercezione corporea e fa parte della categoria dei disturbi somatoformi.
È come se il cervello della persona elaborasse un’immagine del volto o del corpo in modo illusorio, non conforme alla realtà: quella che ha è un’immagine distorta, con un’ossessione dovuta ai difetti che vede nel suo aspetto esteriore.
In Italia soffrono di dismorfofobia 500 mila persone e le conseguenze sulla salute e sul sociale di questi soggetti possono essere pericolosi e pesanti.
Prima di continuare, ti consiglio di guardare questo breve video in cui parlo della dismorfofobia:
La dismorfofobia, una vera e propria ossessione
La dismorfofobia è caratterizzata dalla continua e costante preoccupazione che una persona ha per quello che pensa che sia un suo grave difetto fisico che non ha, o se lo ha è trascurabile, ma al quale dedica pensieri ripetuti per molte ore al giorno.
Il dismorfismo corporeo porta il soggetto a pensare come eliminare la sua imperfezione e come nasconderla agli altri con rituali simili e tipici del disturbo ossessivo-compulsivo (DOC), passando ore davanti lo specchio osservando e analizzando le parti del corpo che ritiene imperfette.
Ma cosa e chi veramente vediamo nello specchio? Qual è l’immagine che si riflette in quella superficie che fa paura ma che in maniera ossessiva viene consultata? Vi ricordate la matrigna di Biancaneve che consultava lo specchio magico: ”Specchio, servo delle mie brame: chi è la più bella del reame?” Forse anche lei era dismorfofobica!
Altri, al contrario, evitano di vedere la propria immagine riflessa e evitano accuratamente tutte le superfici dove il loro sguardo possa soffermarsi, non sopportando la vista del proprio corpo perché ne hanno una visione distorta e lo considerano brutto e deforme.
La persona con disturbo dismorfofobico, essendo tormentata dalla propria imperfezione, cerca rassicurazioni continue da amici e familiari sulla gravità del difetto che l’affligge senza trovare giovamento, perché qualsiasi conforto risulterà sempre insufficiente e, anzi, penseranno di non essere presi in considerazione.
Per approfondire questo argomento, leggi il mio articolo su “Disturbo ossessivo compulsivo (DOC): Cos’è e come combatterlo“
Cos’è la dismorfofobia
La dismorfofobia (dal greco antico dis – morphé, forma distorta e φόβος, phobos = timore) è la fobia che nasce da una visione distorta della realtà che si ha del proprio aspetto esteriore.
Le ossessioni e preoccupazioni dei soggetti sono focalizzate in parti del corpo che sono maggiormente coinvolte dal disturbo come: la pelle dove percepiscono rughe, cicatrici o acne, capelli che si vedono radi o peluria eccessiva, il naso grasso o troppo grande o gli occhi o le gambe.
Quando siamo ossessionati dal nostro aspetto corporeo, vediamo solo difetti allo specchio e le immagini sono sempre negative, non per frivolezza o perfezionismo estetico, ma può esservi una patologia, cioè una dismorfofobia.
Questa alterazione della facoltà di percepire i difetti fisici che vengono ingigantiti in modo abnorme, può portare ad andare dal chirurgo estetico per cambiare il proprio corpo ma che non porterà risultati positivi perché la visione distorta resta sempre uguale.
Dismorfofobia e DSM-5
Cosa dice il DSM-5 in merito alla dismorfofobia?
Il Manuale Diagnostico Statistico delle Malattie Psichiatriche mette il dismorfismo corporeo nel “Disturbo ossessivo compulsivo e disturbi correlati” e per fare diagnosi differenziale è necessario riscontrare:
- Preoccupazione per uno o più difetti fisici trascurabili, oggettivamente, da parte di altre persone
- Avere comportamenti rituali e ripetitivi come toccare il difetto, guardarsi allo specchio, cercare rassicurazione, confrontarsi con gli altri o pensieri ossessivi riguardanti i difetti fisici.
- Ansia, stress e abbassamento dell’umore per le preoccupazioni date dal presunto difetto fisico.
- Se c’è preoccupazione per il peso corporeo o la massa grassa, è probabile la presenza di un disturbo alimentare.
- Anche se il difetto è minimo, la persona ha i pensieri invasi sul suo problema con comportamenti ossessivi nella vita quotidiana.
La dismorfofobia deve essere affrontata per non deteriorare la vita quotidiana, lavorativa e sociale della persona, con il pericolo di cadere in depressione maggiore (60%) o disturbo ossessivo compulsivo (30%) o fobia sociale.
Per approfondire questo argomento, leggi il mio articolo su “Depressione: sintomi, cause e come uscirne“
Sintomi e diagnosi della dismorfofobia
La diagnosi della dismorfofobia è piuttosto complessa perchè spesso le persone non vogliono accettare le loro problematiche e se ne vergognano, e questo porta a prendere con molto ritardo le terapie per poter stare meglio e solo un professionista esperto potrà fare diagnosi.
Già verso i 12/13 anni ci possono essere dei campanelli d’allarme e l’età d’insorgenza del dismorfismo è verso i 17/18 anni. La dismorfofobia è in comorbilità con altri disturbi psichiatrici come: disturbo ossessivo compulsivo, disturbo depressivo maggiore, disturbi di personalità, disturbi alimentari.
Una diagnosi attenta osserverà se la persona soffre di ossessioni che riguardano l’aspetto fisico, se ha dei comportamenti compulsivi che gli procurano forti disagi e difficoltà nell’ambito della sua vita di tutti i giorni.
Cause della dismorfofobia
Ci sono fattori di rischio circa l’insorgenza del disturbo, come alti tassi di trascuratezza e abusi durante l’infanzia o come il fatto di avere genitori affetti da Disturbo Ossessivo Compulsivo, che facilita una maggiore predisposizione alla dismorfofobia.
La dismorfofobia ha sintomi legati a preoccupazioni eccessive per le imperfezioni corporee che si focalizzano su certe aree giudicandosi dal “non attraente” all’”orribile”, con rituali mentali e comportamentali che occupano la gran parte della giornata come:
- Confrontare con gli altri il proprio aspetto.
- Abbronzarsi eccessivamente per nascondere i difetti o truccarsi troppo.
- Fare esercizio fisico eccessivo.
- Acquistare compulsivamente prodotti di bellezza.
Avendo questa continua preoccupazione per il difetto fisico arriva lo stress, l’ansia e l’abbassamento del tono dell’umore.
La dismorfofobia in età adolescenziale
Soprattutto in età adolescenziale, con le trasformazioni puberali, il rapporto con lo specchio e la propria immagine diventa difficile e molto delicato.
La fissazione sugli inestetismi, spesso immaginari, e su un corpo mai abbastanza perfetto, portano ad un’immagine corporea alterata, cioè ad una dismorfofobia.
L’intervento estetico potrebbe essere ricercato da adolescenti o persone molto giovani dove il problema, in effetti, è che non hanno risolto l’accettazione di sé nel loro percorso di sviluppo della personalità e di rapporti con il mondo esterno.
Il disturbo da dismorfismo corporeo in giovane età potrebbe anche avere un fattore predisponente dall’aver subito abusi o forti traumi psicologici nell’infanzia o con un’educazione caratterizzata da una ricerca di una perfezione estetica esagerata che non ha permesso il formarsi di un’adeguata autostima.
La dismorfofobia in età adulta
In età adulta la dismorfofobia è focalizzata, per le donne, sul seno, sulle cosce e sui glutei, mentre gli uomini spesso soffrono di un sottotipo di dismorfofobia noto come “Dismorfia muscolare” caratterizzato dalla preoccupazione cronica di avere una costituzione muscolare troppo esile o troppo scarsa, in ogni caso inadeguata.
Si parla di “Bigoressia” che è una sindrome che hanno quegli uomini, anche molto muscolosi, che si vedono sottili e senza muscoli per cui fanno molto esercizio fisico con diete restrittive e uso di steroidi anabolizzanti, creando gravi problemi alla salute.
Un’altra area molto problematica per l’uomo è quella genitale perché è legata all’accettazione estetica del proprio pene che vedono sempre troppo piccolo o troppo grande o deforme.
Possiamo parlare di dismorfofobia peniena perché l’uomo anche se ha un pene con una particolarità o irregolarità, il malessere che gli crea è sempre esagerato e può sviluppare ossessioni e ansia specialmente nelle relazioni sessuali.
Quella che chiamiamo “sindrome da spogliatoio” (v. articolo “Allungamento del pene e sindrome da spogliatoio” nel mio sito) produce molti vissuti di vergogna e paura del giudizio e del confronto con gli altri maschi e con le partner, minando così l’autostima nelle relazioni sessuali.
Per approfondire questo argomento, leggi il mio articolo su “Allungamento del pene e sindrome da spogliatoio“
Dismorfofobia e chirurgia estetica
La chirurgia estetica ha tecniche sempre più avanzate e poco invasive e con costi relativamente bassi, per cui molte persone cercano di correggere i loro difetti. Questa soluzione va bene per la maggior parte delle persone, a meno che il disagio non sia più profondo rasentando la patologia e la dismorfofobia.
Sembra infatti che in oltre un caso su dieci (fino a 12-15%), tra i pazienti che richiedono un trattamento di chirurgia estetica, sia presente un disturbo da dismorfismo corporeo e i centri clinici più seri fanno precedere alla chirurgia una valutazione psicologica.
La dismorfofobia, come detto, è un disturbo ossessivo-compulsivo che ha il suo focus sull’estetica del corpo e su alcune aree tipiche che danno disagio e preoccupazione come:
- Seno
- Pancia
- Cosce
- Glutei
- Organi genitali maschili e femminili
- Pelle
- Capelli
- Piedi e mani
- Denti
- Naso
Il problema può essere concentrato su una o più parti del corpo che le persone vorrebbero cambiare con la chirurgia estetica, cercando spesso più di un intervento, ma restando sempre deluse.
Curare la dismorfofobia con la psicoterapia
La cura per la dismorfofobia deve essere una combinazione, se ce n’è bisogno, di psicoterapia e terapie farmacologiche a base di inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina.
In effetti non ci sono farmaci specifici per la dismorfofobia, ma alcuni studiosi pensano che nel cervello questi pazienti abbiano un funzionamento sbagliato di alcuni neurotrasmettitori come la serotonina, per cui il trattamento può dare un valido aiuto.
La psicoterapia può senz’altro essere un valido aiuto per desensibilizzare il paziente verso il suo stimolo negativo aiutandolo un po’ per volta ad affrontare situazioni che fino a quel momento aveva evitato, mutando anche tecniche impiegate per il trattamento del disturbo ossessivo compulsivo con cui ha varie somiglianze.
La psicoterapia può aiutare il paziente cercando di individuare i fattori che scatenano comportamenti patologici dando anche dei compiti a casa e consigliando di seguire alcune regole tipo:
- Usare il Training Autogeno per gestire lo stress.
- Scrivere giornalmente un diario descrivendo quando cominciano i momenti difficili e quando finiscono.
- Se ci sono, inserirsi in gruppi di auto con altre persone che hanno la dismorfofobia.
- Fare attività fisica e frequentare avvenimenti sociali.
- Impegnarsi nella guarigione con il proprio psicoterapeuta con un’alleanza terapeutica convinta e attiva in tutte le tecniche consigliate.
Sappiamo, come per altre malattie, che la diagnosi precoce della dismorfofobia porta a una guarigione migliore, ma è molto importante che il paziente abbia forza di volontà e la convinzione che quello che sta facendo con il suo psicoterapeuta lo potrà aiutare.
Ed eccoci a fare i conti con il nostro corpo che diventa anche il contenitore di emozioni e sentimenti, dove in un lontano passato era visto come peccaminoso e oggi viene vissuto come icona della nostra identità, e dove c’è la ricerca della perfezione estetica e dove i difetti fisici portano ad una profonda frustrazione, a disturbi psicosomatici e a un isolamento dalle relazioni sociali, familiari e affettive.
Per approfondire questo argomento, leggi il mio articolo su “Malattie psicosomatiche e psicosomatica: cosa sono e tipologie“
Quindi ansia, paura e stress perché non ci si vede perfetti e la ricerca, con tutti i mezzi di raggiungere quello che spesso nello specchio non riusciamo e vedere mai e dove, nel passato il confronto poteva essere più con attrici e modelle, e oggi con l’uso spasmodico dei social fino all’ossessione che porta alla dismorfofobia che comunica al corpo messaggi di dolore psichico.
Bellezza cosa vuol dire
Tijion Esho, medico britannico noto per la sua medicina estetica, ha coniato nel 2018 il termine di “snapchat dysmorphia” per indicare quei pazienti che richiedevano ritocchi come quelli che loro stessi ricavavano dalle applicazioni del loro smartphone, modificati dai filtri Snapchat, portando foto di celebrità o influencer alle quali volevano assomigliare.
Da un recente studio statunitense, sembra che non ci sia più una realtà di immagine ma che questi selfie filtrati, questi fotoritocchi social, possano portare a sviluppare una dismorfofobia con una ricerca ossessiva di interventi chirurgici che creano delle aspettative irreali che non vengono mai soddisfatte e con un notevole abbassamento dell’autostima.
Per approfondire questo argomento, leggi il mio articolo su “Autostima femminile: come migliorarla”
Famosi con dismorfofobia
Sicuramente tra le più conosciute c’è Kim Kardashian, con 134 milioni di fallower su Instagram, che ha deciso di parlare pubblicamente del suo problema creato dai continui ritocchi chirurgici fatti vedere dalle telecamere che ne dimostravano l’evoluzione estetica.
Anche l’attrice Laura Chiatti ha ammesso di cercare di affrontare il disagio perché si era resa conto di vedersi come non era e tutto ciò diventava un peso psicologico, un inganno su se stessa.
Megan Fox, sex simbol e donna piena di fascino ha detto in una videointervista che non è stata mai soddisfatta del suo corpo e che non riusciva a vederlo come lo vedevano gli altri, pensando sempre ossessivamente a un difetto che per lei era sempre presente.
Vediamo quindi come tutto questo si trasformi in una qualità di vita difficile e spiacevole e che bisogna cercare di dare a queste persone la possibilità, con una adeguata psicoterapia di potersi vedere belle anche fuori e acquistare serenità e sicurezza.
Per approfondire questo argomento, leggi il mio articolo su “Cos’è la Psicoterapia: Psicoanalisi e altre terapie”
Dismorfofobia come guarire
Facendo parte dei disturbi ossessivo-compulsivi del DSM-5, le linee guida propongono farmaci antidepressivi (SSRI) e degli interventi di psicoeducazione con psicoterapia che saranno decisi anche secondo la gravità dei sintomi e la sofferenza del paziente.
Per approfondire questo argomento, leggi il mio articolo su “Disturbo ossessivo compulsivo (DOC): Cos’è e come combatterlo”
Dismorfofobia cosa provoca
Il dismorfismo corporeo (BDD), presenta dei problemi se viene trascurato o non trattato in modo adeguato e, negli adulti può provocare difficoltà nelle relazioni, isolamento sociale e sul lavoro, mentre nei giovani si riscontra l’abbandono scolastico e l’isolamento sociale, mentre i sentimenti di vergogna e di colpa che vengono recepiti, possono indurre idee suicidarie e tentativi di suicidio.
Sappiamo che la dismorfofobia è presente in entrambi i sessi con una leggera prevalenza nelle donne e in coloro che richiedono interventi di chirurgia estetica (13%) e l’età media dell’esordio, in molti casi non diagnosticato, è di 17 anni.
Questa preoccupazione costante e ossessiva per le imperfezioni del corpo spesso è localizzata sul volto con attenzione costante a labbra, denti, naso, capelli, pelle e occhi e con comportamenti angoscianti e continui che portano le persone a guardarsi continuamente allo specchio, cercare di nascondersi con occhiali o vestiti o a non uscire di casa chiedendo continue conferme sui difetti fisici che riscontrano sul loro corpo.
Le cause della dismorfofobia non sono chiare e troviamo nel racconto dei pazienti dei riferimenti allo loro infanzia dove ci sono stati traumi, abusi e violenze e episodi di bullismo o giudizi negativi sul loro fisico da parte di genitori e coetanei.
Bibliografia
D. De Lisi, E. Gebhardt, Dismorfofobia, 2017 L’asino d’oro
E. Mian, Fuga dallo specchio, 2023 Feltrinelli
E. Faccio, Le identità corporee, 2007 Giunti
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