L’ipocondria è una fobia caratterizzata dalla paura di essere affetti da una malattia grave o mortale, che si presenta con sensazioni corporee che possono racchiudere ansia e altri disturbi molto forti.
Infatti l’ipocondria può essere definita come la “paura delle malattie” che comporta un’interpretazione sbagliata dei sintomi fisici non giustificabili da una verifica medica e trasformandoli in segnali di gravi patologie.
L’ipocondriaco vive costantemente con la paura di ammalarsi e la convinzione ingiustificata di avere una malattia, controllando ossessivamente il proprio corpo e cercando eventualmente segnali riconducibili a una cattiva salute.
Oggi l’ipocondria viene interpretata come un disturbo psicologico che si è acutizzato in questi ultimi tempi andando di pari passo con il progresso del processo scientifico che porta a conoscenze sempre più parcellizzate del corpo umano e dei meccanismi che portano alle malattie, dove l’uomo in maniera onnipotente cerca di controllarle e conoscerle dettagliatamente.
Tutto ciò è messo in discussione dal Covid che non capiamo e che non riusciamo a gestire riempiendoci di paure che diventano angosce incontrollabili e stressanti
In ordine introduciamo i principali aspetti dell’ipocondria con un breve video.
Che cos’è l’ipocondria
Qual è il significato del termine ipocondria, e da dove deriva?
Il termine ipocondria deriva dal greco ὑποχόνδρια, composta dal suffisso υπό (sotto) e χονδρίον (cartilagine del diaframma costale), a indicare un malessere, noto già in epoca antica, che si riteneva localizzato nella fascia addominale. Le cure di conseguenza erano quelle relative ai malori addominali. Solo più tardi si comprese che invece la causa di questo malessere era collegata ad aspetti psicologici dell’individuo.
Wikipedia
Ippocrate
Perché nominare Ippocrate? Proprio per il fatto che fu lui che per primo parlò di quello che era il “male degli ipocondri” e il termine risale, etimologicamente, alla medicina ippocratica dove gli ipocondri sono porzioni dell’addome dietro le ultime costole e sottostanti la porzione laterale del diaframma.
Secondo Ippocrate, l’ipocondria era un malessere dello stomaco e della mente che manifestandosi con disturbi digestivi portava a paura della morte e alterazioni umorali così come i Greci credevano che proprio nello stomaco ci fosse la sede dei sentimenti e delle passioni e da questo capiamo il legame tra attività digestive e emozioni.
Ai nostri giorni il progresso scientifico ha portato ad una prospettiva di vita di più di 80 anni rispetto a metà dell’800 dove la media erano 40 anni e in un secolo abbiamo avuto scoperte scientifiche incredibili dagli antibiotici ai vaccini.
Eppure in un’epoca dove abbiamo tanti strumenti per essere in salute o per curare malattie, vediamo che la frequenza di un malessere come l’ipocondria è in aumento continuo specialmente con la nuova pandemia di Covid dove troviamo che il 15% dei disturbi fobico-ossessivi e d’ansia sono di tipo ipocondriaco e la malattia potrebbe originare da forte stress o eventi emotivamente stressanti
Nel corso del tempo, l’ipocondriaco è stato al centro di diverse opere, anche letterarie: Molière lo descriveva mirabilmente nella sua celebre commedia “Il malato immaginario”, come una persona eccentrica e preoccupata solo di sé stessa e per questo motivo ridicolizzato dalla gente.
Invece, Freud scriveva che finché dura la sofferenza del malato da un malessere organico, viene ritirato l’interesse libidico, cioè esso smette di amare.
“L’ipocondriaco ritira dagli oggetti del mondo esterno interesse e libido, e li concentra entrambi sull’organo che lo interessa… prima o poi bisogna ben cominciare ad amare per non ammalarsi e se, in conseguenza di una frustrazione, si diventa incapace di amare, inevitabilmente ci si ammala.”
S. Freud
Per approfondire questo argomento, leggi il mio articolo su “Disturbi del desiderio e calo del desiderio sessuale, cause e rimedi”
Lo sapevate che anche Hitler era ipocondriaco? Sembra che assumesse giornalmente più di un’ottantina di farmaci e, prima degli incontri amorosi con Eva Brown si faceva iniettare dal suo medico personale una specie di antesignano del Viagra composto da testosterone e ormoni prelevati dai testicoli dei tori.
Anche Charles Darwin era un nevrotico e ipocondriaco sempre pervaso da pensieri su malattie immaginarie credendo, per una buona parte della sua vita, di aver contratto un parassita mai diagnosticato che lui curava avvolgendosi in lenzuola bagnate e tenendo un diario delle sue flatulenze per controllare il decorso della sua malattia.
Altro famoso è il regista Woody Allen che spesso inserisce l’ipocondria nei suoi film e che afferma di non essere un ipocondriaco ma un “allarmista” e il nostro famoso attore Carlo Verdone che, anche lui dice di non essere un ipocondriaco ma un “appassionato di medicina” rivelando che la madre aveva scatole piene di farmaci, che lui consulta gli atti dei convegni degli amici medici e che gira sempre con un sacchetto pieno di medicinali; se non è un ipocondriaco cos’è?
Andy Warhol genio della pop art, si curava con la cristallo terapia, medicine orientali e trattamenti new age ma odiava così tanto gli ospedali che vi entrò troppo tardi per dei dolori alla cistifellea, fu operato e, purtroppo vi morì.
Ipocondria perché
La paura delle malattie può portare ad un accumulo di rabbia che non viene espressa, si accumula nel corpo dove si sfoga producendo sintomi psicosomatici perché è una iperattenzione verso il proprio corpo e le emozioni che derivano da esso con un elevato livello di ansia da cui proviene il disagio e dal senso e dal significato che si attribuisce al sintomo.
Per approfondire questo argomento, leggi il mio articolo su “Come gestire gli attacchi di rabbia”
Naturalmente questo elevato stato d’ansia diventa molto invalidante per la persona che ne soffre perché può creare stati depressivi che interferiscono e diventano invalidanti nella qualità di vita, compromettendone il funzionamento normale nella vita familiare, lavorativa, relazionale, sociale e emotiva.
I sintomi dell’Ipocondria
Emil Kraepelin, psichiatra e psicologo tedesco, fu il primo nel 1896 a distinguere i sintomi dell’ipocondria, e a suddividerli in sintomi reali gravi o disturbi senza nessuna base organica.
I sintomi fisici dell’ipocondria possono essere presenti come non esserci. Nella forma non asintomatica la preoccupazione di avere qualcosa di molto grave è molto acuta.
In linea generale i sintomi sono connessi a preoccupazioni nei confronti di:
- Funzioni corporee, ad esempio sudorazione eccessiva, battito cardiaco, peristalsi;
- Sensazioni fisiche ambigue dovute all’affaticamento, dolori vaghi;
- Alterazioni fisiche di piccola entità, ad esempio dolori articolari o un leggero raffreddore.
Altre sintomatologie possono essere riconducibili a:
- Ansia, che si manifesta con l’ipocondria, in forma acuta riguarda la salute dell’individuo che si preoccupa in maniera eccessiva;
- Se la preoccupazione per una determinata malattia è presente da sei mesi la patologia può evolvere durante questo periodo;
- la preoccupazione per la malattia non ha altre spiegazioni in disturbi mentali come attacchi di panico, ansia generalizzata, disturbo ossessivo compulsivo o disturbo delirante.
I comportamenti delle persone ipocondriache
Nonostante il pensiero della malattia sia costante, non tutti gli ipocondriaci affrontano l’ansia e le paure delle malattie immaginarie allo stesso modo.
Alcuni passano il tempo a controllare sui vari portali internet tutto quello che si riferisce ai loro sintomi, altri consultano medici specialisti nelle varie discipline e patologie che pensano di avere, finendo con il non fidarsi delle rassicurazioni dei medici, pensando che abbia sbagliato diagnosi, e aggravando la propria condizione e finendo con accrescere molto l’ansia.
I dubbi continuano a tormentarli e spesso cercano di convincere anche i familiari con continui discorsi sulla loro malattia, comunicando un’ansia da ipocondria che rovina la vita e i rapporti, specialmente, nella coppia. L’ossessione del soggetto ipocondriaco circa il suo benessere fisico prende il sopravvento sia nella sessualità della coppia, dove viene a mancare lo spazio per l’eros e il desiderio; sia nella sfera lavorativa, dove le preoccupazioni e l’ansia da ipocondria disturbano i rapporti lavorativi generando assenze dal luogo di lavoro (stress da lavoro).
Per approfondire questo argomento, leggi il mio articolo su “Stress da lavoro”
Talvolta, anche i familiari cercano invano di rassicurare i soggetti affetti da ipocondria e il momento di sollievo generalmente dura poco: i pensieri sulla malattia ritornano rapidamente in maniera cronica.
Altre persone ipocondriache possono avere dei comportamenti di rifiuto: per calmare l’ansia non ne parlano, non vanno dal medico, non si sottopongono mai ad esami di nessun tipo, nemmeno quelli di routine, facendo finta di niente, pur avendo la convinzione di stare male.
Quante ansie per i nostri figli? Siamo consapevoli delle paure, delle preoccupazioni e delle ansie che bypassiamo, con i nostri comportamenti, ai figli?
Ipocondria per i figli
Riusciamo a riconoscere e valutare quello che ci spaventa o ci preoccupa o sono solo ansie immotivate e irrazionali?
A questo punto diventa importante riconoscere verbalmente davanti a loro le nostre emozioni e renderci insieme consapevoli del nostro stato emotivo per insegnargli l’importanza dei sentimenti, anche se sono paure immotivate e negative ma con la possibilità di discuterne e di poterle gestire.
Per approfondire questo argomento, leggi il mio articolo su “Il complesso di Laio”
Cause dell’ipocondria
Le cause dell’ipocondria possono essere dovute a figure materne iperprotettive che portano il bambino alla convinzione di essere una persona fragile e vulnerabile, oppure aver vissuto nell’infanzia malattie gravi sia da lui che dalle persone della famiglia.
Altri fattori psico-sociali legati ad eventi straordinari, come la morte di una persona cara all’ipocondriaco può accentuare il decorso della fobia delle malattie.
L’ipocondria è riscontrata raramente nell’infanzia, mentre sorge maggiormente in adolescenza e nella terza età, riguarda entrambi i sessi, anche se quello femminile sembra statisticamente più soggetto.
Secondo il DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) l’ipocondria rientra nei disturbi da sintomi somatici e viene definito Disturbo d’ansia da malattia, con un esordio nella prima età adulta e, generalmente, con cronicità.
L’ipocondriaco non riconosce il suo disturbo come un problema psicologico e continua a cercare la malattia immaginaria nell’ambito della medicina.
Conseguenze dell’ipocondria
La fobia delle malattie porta l’ipocondriaco a essere vittima del suo inganno perché, non essendo un simulatore, sta male veramente ma non ha la possibilità, come le persone sane hanno, di vivere serenamente il loro corpo. Le conseguenze sono per lo più di natura sociale: l’ipocondriaco vive l’illusione di non avere nessuna responsabilità, ma non riesce a distaccarsi dal pensiero della malattia e di conseguenza tende a isolarsi, fino a quando l’ipocondria diventa un rifugio dalle progettualità proprie e degli altri.
Alla lunga l’ipocondriaco costruisce la sua identità attraverso la convinzione di essere una persona debole, vulnerabile, che ha il bisogno di sentirsi protetto e rassicurato come un bambino in preda ai capricci.
Come aiutare un ipocondriaco
Se conosciamo un soggetto affetto da paura delle malattie, ci si chiede come aiutare un ipocondriaco, quale linguaggio adottare, ci si chiede se bisogna dirgli la verità o usare particolari accorgimenti verbali di rassicurazione.
Tenendo sempre presente che l’ipocondriaco è convintissimo di essere gravemente malato e che nemmeno le diagnosi mediche lo rassicurano sul suo stato di salute, prima di tutto occorre sconsigliargli di consultare portali web, dopodiché è necessario ascoltarlo attivamente per poi convincerlo a sottoporsi a un trattamento di psicoterapia sottoposto da un bravo professionista.
Per approfondire questo argomento, leggi il mio articolo su “Cos’è la Psicoterapia: Psicoanalisi e altre terapie”
L’ipocondriaco va consigliato dicendogli di non consultare Internet e facendogli notare che altre volte i suoi sintomi non lo avevano portato a patologie gravi e che il suo egocentrismo non deve farlo uscire dalla realtà allontanandolo dagli altri.
Ipocondria, coppia e sessualità
Vivere con un partner ipocondriaco non è facile perché è come se si fosse, invece di due, in tre perché è difficile mantenere un equilibrio e mediare avendo momenti di grande sconforto dove le domande che ci si pone sono spesso:” resto o me ne vado”?
Purtroppo la persona ipocondriaca è concentrata solo su i suoi sintomi che riempiono i pensieri come se ci fosse un amante e la passione è sul corpo che comunica sintomi negativi, pieni di ansia e rivolti alle malattie che ci potrebbero essere.
Naturalmente stando così le cose, la sessualità diventa difficile o inesistente e la coppia non viene mai vissuta come relazione dove mi interesso di te e del tuo stare bene perché sono troppo occupato/a rimuginando ossessivamente sui miei sintomi che diventano una specie di “passione erotica”. Per questo diventa importante curare anche il rapporto di coppia con una terapia di coppia per stabilire un equilibrio e una serenità che l’ipocondria ha tolto ai due partner.
Per approfondire questo argomento, leggi il mio articolo su “Terapia di Coppia“
Curare l’ipocondria
Le cure per l’ipocondria devono essere psicologiche e farmacologiche nei casi più gravi.
Farmaci per la cura dell’ipocondria
Gli psicofarmaci più impiegati per curare l’ipocondria in forma più grave, sono gli antidepressivi triciclici e gli SSRI come la fluoxetina e le benzodiazepine che trattano l’ansia a breve termine.
Curare l’ipocondria con la Psicoterapia
Le psicoterapie sono tra i rimedi dell’ipocondria che hanno una maggiore efficacia nella cura dell’ipocondria.
Possiamo distinguere due tipi di psicoterapia:
- La psicoterapia cognitivo-comportamentale coinvolge il paziente attivamente, cercando di portarlo a pensieri e comportamenti più funzionali perché possa comprendere meglio i sintomi corporei che sente;
- La psicoterapia strategica che cerca di scardinare il controllo ossessivo-compulsivo del paziente attraverso varie forme rituali che gli vengono assegnate come compito o focalizzazioni sull’organo bersaglio delle sue paure.
Sconfiggere l’ipocondria con la psicoterapia si può e l’esito è strettamente legato al coinvolgimento della persona, la quale deve essere convinta che sta facendo qualcosa che può aiutarla e per questo motivo il sostegno dei famigliari diventa fondamentale durante tutto il percorso di psicoterapia.
Quell’agente patogeno, mille volte più virulento di tutti i microbi, l’idea di essere malati.
(Marcel Proust)
Covid-19
Si può ipotizzare che gli eventi stressanti che capitano nella vita possano predisporre o scatenare l’ipocondria in aggiunta a altri vari fattori e la pandemia Covid-19 è un avvenimento dove le misure di quarantena o le proibizioni di contatti o vivere in uno spazio ristretto, producono uno stress psicologico molto pesante nei bambini che potrebbe essere mantenuto a lungo nel tempo.
Per approfondire questo argomento, leggi il mio articolo su “Covid, paura e stress“
Oltre a questo il fatto di avere una madre con regole educazionali protettive esagerate porta il bambino a crescere con un senso di fragilità, di pericolo e, specialmente di insicurezza dovuta anche all’eccessivo controllo che al giorno d’oggi abbiamo come regola come gli orologi che analizzano continuamente come stiamo controllando il battito cardiaco, il sonno o lo stato generale di salute, anche di notte.
Controllo
Siamo nell’epoca del controllo: può questa ossessione generare insicurezze per la paura continua di perderlo?
Questo si riflette anche nell’educazione che i genitori danno ai figli dove pianificano le loro vite illudendosi che così li aiutano e non rendendosi conto che esprimono solo le incertezze genitoriali e che sono modalità protettive esagerate.
Per approfondire questo argomento, leggi il mio articolo su “L’ insicurezza“
La tendenza dei genitori a ipercontrollare rende i figli ansiosi dove il clima familiare diventa pesante illudendoci che tutto debba essere perfetto e in ordine dalla casa al partner, al lavoro ma tutto questo inseguimento dell’obiettivo “tutto a posto, in ordine” rende le persone stressate, stanche e arrabbiate.
Cerchi uno psicoterapeuta che curi l’ipocondria? Contattami attraverso il modulo che trovi qui sotto.
L’educazione
Dobbiamo renderci conto che l’autostima e la sicurezza le troviamo riuscendo a capire le strategie che ci fanno affrontare le difficoltà che si pongono davanti ogni giorno perché solo provandole dentro noi e guardandole in faccia possiamo capire i nostri limiti e insegnare così ai nostri figli che soffrendo costruiamo la nostra forza interiore e la nostra identità.
Per approfondire questo argomento, leggi il mio articolo su “Come dare autostima ai figli”
Come genitori è molto valido il modello collaborativo dove padre e madre si occupano della cura dei figli lasciando all’altro lo spazio per sperimentarsi nel suo ruolo dando così la possibilità ai bambini di vedere un modello a cui ispirarsi per affrontare una vita felice.
Cerchiamo di non iperproteggere i figli perché devono anche provare le emozioni negative come l’umiliazione, la paura, il dolore o la vergogna per trovare, quando cresceranno, degli strumenti adatti per affrontare tutto questo e con ciò non significa non fare niente o abbandonarli, ma lasciare spazio senza intervenire subito per allenarli ad affrontare le piccole sfide di tutti i giorni.
Per approfondire questo argomento, leggi il mio articolo su “Felicità e infelicità: due sentimenti importanti”
Ipocondria per gli altri
Quando ci occupiamo troppo per gli altri diventando lo specchio dell’altro immergendoci nei suoi dolori e colpe come se fossero tutte nostre e ci preoccupiamo emotivamente degli altri con quella che spesso io definisco con i miei pazienti: “sindrome da madre Teresa di Calcutta” o come viene chiamata: “Compassion Fatigue” cioè stanchezza da compassione.
E’ una specie di burnout che capita a persone che fanno lavori sanitari come medici, infermieri e psicologi e si manifesta con stress, stanchezza, tristezza e ha risvolti pesanti impattando nella vita di tutti i giorni.
Per approfondire questo argomento, leggi il mio articolo su “Cos’è il Training Autogeno e come funziona“
Quando siamo troppo empatici ci mettiamo in una specie di “contagio” emotivo dove ci immergiamo nei panni dell’altro stando male e cercando di salvarlo ma dobbiamo renderci conto che l’empatia è una sensibilità che può aiutare solo se siamo distinti dall’altro comprendendo ma lasciandolo libero che è quello che succede nella psicoterapia.
Qualche volta succede che prendendoci eccessivamente cura di chi ci sta accanto come i figli o il partner diventa una tecnica per distoglierci dalle nostre ansie: “mi prendo cure di te così dimentico i miei problemi”, ma dobbiamo chiederci : perché sto facendo tutto questo? Cosa c’è dentro me che non voglio affrontare? Chi sono se rinuncio al ruolo di “salvatore”?
Ecco dove la psicoterapia può aiutare: per scoprire chi sono, cosa sto facendo e se posso riservare la stessa cura e attenzione a me stesso e avere una migliore qualità di vita.
Per approfondire questo argomento, leggi il mio articolo su “Qualità di vita”
Bibliografia:
- Freud S.,Opere vol VII, Introduzione al Narcisismo 1914, Boringhieri Torino, 1975.
- Pasini W., Haynal A., Medicina Psicosomatica, Masson Milano, 1978.
- Nardone G., Bartoletti A., La paura delle malattie. Psicoterapia breve strategica dell’ipocondria, Ponte alle Grazie, Milano 2018.
- Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi mentali (DSM-5), Raffaello Cortina
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